A fronte della presenza di numerosi allevamenti condotti sia in ambito familiare che aziendale, prevalentemente di piccole dimensioni, l’allevamento del suino non è riuscito ad offrire una valida alternativa economica alle altre attività di allevamento (ovini, bovini), se non in sporadici casi di aziende specializzate, strutturate e di grandi dimensioni.
Ad oggi il settore risulta sottodimensionato anche per il mercato isolano che, secondo le stime, tra carni fresche e trasformate, importa circa l’80% del prodotto dal resto d’Italia o da paesi dell’Unione Europea.
L’allevamento del suino in Sardegna è una pratica che affonda le radici nella tradizione agropastorale ed enogastronomica regionale.
Le cause del sottodimensionamento sono da ricercare principalmente nella presenza della Peste suina africana, le cui misure di contenimento, vietando l’esportazione di carni fresche o lavorate fuori dall’isola, ha impedito al settore di confrontarsi con le sfide commerciali nazionali e internazionali e quindi di crescere e strutturarsi.
Cia nord Sardegna
L’eradicazione del virus della peste suina, ottenuta grazie al difficile lavoro svolto dall’Unità di progetto, ci consegna uno scenario del tutto nuovo.
Dopo quarant’anni di divieto sulle esportazioni di carni fresche o trasformate, il settore è vicino alla caduta di tali restrizioni come richiesto anche nella lettera indirizzata dal ministro della Salute Roberto Speranza alla commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides.