Piccoli funerali di Rippa in scena sabato 22 a Nora. Un “rito” teatrale tra musica e poesia per il XXXVIII Festival “La Notte dei Poeti” organizzato dal CeDAC con “Piccoli Funerali” di e con Maurizio Rippa (Spettacolo vincitore alla VI edizione de “I Teatri del Sacro” – Ascoli Piceno 2019) in cartellone sabato 22 agosto alle 20 nell’area archeologica di Nora (Pula).
Un atto d’amore, un ultimo addio tra la malinconia del rimpianto e l’emozione del ricordo per una partitura fatta di parole e note. La voce dell’attore e cantante dialoga con la chitarra di Amedeo Monda per costruire i piccoli (auto)ritratti di personaggi reali e inventati.
Un’antologia di storie, una galleria di volti, per riannodare il filo del destino o forse meglio per provare a lasciar andare coloro che sono stati verso il loro ultimo viaggio, con un piccolo dono, una dedica personale, simbolo d’amicizia per offrire o offrirsi una catarsi, lenire il dolore e curare una ferita.
Le dichiarazioni dell’autore.
«Questo è un lavoro su due sentimenti, uno d’amore, l’altro di odio» – spiega Maurizio Rippa -. «Quello che amo: la passione e l’amore per il teatro sono arrivati subito.
Provare mi piaceva da impazzire, ma esibirmi in pubblico mi provocava ansia e non poco spavento.
Non ho mai smesso di “fare” teatro, ma ho escogitato un metodo per eliminare la paura: dedicare quello che faccio a qualcuno. Amo dedicare! – Quello che odio: Odio i funerali».
Un poetico addio.
Il fascino di un moderno “rito” laico per un poetico addio con “Piccoli Funerali”, emozionante e originale “concerto” dell’attore e cantante Maurizio Rippa,
Protagonista sulle note della chitarra di Amedeo Monda sabato 22 agosto alle 20 nell’area archeologica di Nora (a Pula) sotto le insegne del XXXVIII Festival “La Notte dei Poeti” organizzato dal CeDAC.
Sul palco in riva al mare risuoneranno antiche e nuove melodie, dedicate alle figure reali e inventate di una personalissima galleria di (auto)ritratti. Per un delicato e toccante omaggio, quasi a voler fermare il tempo e trattenere oltre la soglia dell’ineluttabile le persone care – o che tali avrebbero potuto essere – attraverso la malìa della voce e della musica. Il potere dell’arte e della bellezza come antidoto all morte e al dolore.
La cerimonia degli addii.
Sulle orme di Orfeo, giunto fin nell’Ade per riavere accanto a sé l’amata Euridice, Maurizio Rippa inventa una “cerimonia degli addii” in cui lo smarrimento e il senso di perdita acquistano un nuovo significato e valore, trasfigurandosi in una catarsi individuale e collettiva dove ciascuno possa rispecchiarsi e trovare una chiave per affrontare il mistero della fine e il vuoto dell’assenza.
“Piccoli Funerali” (Spettacolo vincitore alla VI edizione de “I Teatri del Sacro” – Ascoli Piceno 2019) contraddice la frenesia odierna, quell’ansia di vivere che impedisce di gustare la dolcezza – e perfino l’amarezza – di ogni istante, di abbandonarsi alle emozioni e ai sentimenti più profondi, di confrontarsi con la propria fragilità e “sentire” e sperimentare fino in fondo la propria “umanità”.
Una sfida ardua ma seducente per una “sospensione” dell’ordinario che conduce alla dimensione del sacro, dove lo spirito trionfa sulla materia. Un “atto d’amore” per porgere l’estremo saluto a chi, dopo aver condiviso un tratto più o meno lungo del cammino, tra asperità e più agevoli discese, e dunque sogni, desideri, timori e aspirazioni come pure pure disillusioni e sconfitte, non appartiene più a questo mondo.
La carriera di Maurizio Rippa.
Perfezionatosi nello studio e nell’interpretazione della musica barocca con Claudine Ensermet, Cristina Miatello, Claudio Cavina, Roberto Gini, Alan Curtis, Jill Feeldmann, Maurizio Rippa si poi cimentato con la recitazione, diplomandosi all’Accademia del Teatro Bellini di Napoli, per poi approfondire le tecniche del mimo con Michele Monetta e Ivan Baciocchi e frequentare i seminari di artisti come Vera Bertinetti, Danio Manfredini e Carmelo Bene (che ne ha apprezzato le doti canore in “Love Me Tender” e ha creato per lui una serata dedicata a Elvis Presley al Festival di Otranto nel 2001).
Sulla scena è stato diretto – tra gli altri – da Carmelo Bene, Tato Russo, Cristina Pezzoli, Walter Le Moli, Elisabetta Pozzi, Roberto De Simone, Tito Piscitelli, Elijah Moshinsky, Vincenzo Pirrotta e Antonio Latella, proseguendo parallelamente la sua carriera come contraltista tra concerti e festivals oltre a diverse incisioni discografiche.
Autore e interprete di “Nella musica c’è tutto, meglio stare fermi” (menzione speciale alla prima edizione del premio “Tuttoteatro.com- Dante Cappelletti”: «per l’originale riflessione sul disagio e le reazioni dell’interprete all’impatto con la scena, resi come partitura di parole, musica e canto, e fusi dalla grande capacità di presenza dell’interprete – autore»).
La sintesi di due opposti.
In “Piccoli Funerali” l’attore e cantante crea un’armoniosa sintesi tra due opposti. «Questo è un lavoro su due sentimenti, uno d’amore, l’altro di odio» spiega l’artista.
E rivela: «Quello che amo: Ho iniziato a frequentare un corso di teatro a 18 anni. Più che per vera passione per vincere la timidezza. La passione e l’amore per il teatro sono arrivati subito, ma la timidezza non è andata via. Provare mi piaceva da impazzire, ma esibirmi in pubblico mi provocava ansia e non poco spavento. Nonostante questo non ho mai smesso di “fare” teatro, ma ho escogitato un metodo per eliminare la paura: dedicare quello che faccio sul palco a qualcuno. L’esibizione fine a sé stessa mi mette in uno stato di ansia da prestazione, dedicare il mio lavoro a qualcuno mi alleggerisce, diventa un atto d’amore, e come tale anche sbagliare, cadere, stonare passano in secondo piano. Dedicare il mio lavoro è diventato il mio segreto, c’è chi fa yoga prima di andare in scena, io dedico il mio lavoro. Amo dedicare!».
E poi c’è «Quello che odio: Odio i funerali. Con gli anni molti affetti sono andati via, parenti, amici cari. Mi sono trovato spesso a funerali di persone che amavo, ed amo ancora, e oltre al dolore per la perdita ho spesso sentito un fastidio: mi sembravano dei modi di salutarli così inadatti a loro, per la vita che avevano condotto, per il loro carattere. Spesso mi sono chiesto come avrebbero desiderato essere salutati, sempre mi sono chiesto quale musica o canzone avrebbe addolcito quel saluto. Ho pensato di affrontare quello che odio con quello che amo. Così è nato “Piccoli Funerali”».
Per gli scomparsi e per i vivi.
Un insolito recital che spazia tra arie barocche e moderne canzoni, brani tradizionali e poesie in musica che si alternano alle parti recitate, in una drammaturgia costruita sui molteplici talenti dell’autore e interprete: Maurizio Rippa si confronta con una materia incandescente e inafferrabile come il ricordo, per dar voce e suono all’indicibile, oltre i confini della realtà concreta e tangibile, liberando l’immaginazione. “Piccoli Funerali” è un’opera interessante e coinvolgente incentrata sulla formula inedita di un requiem pensato come spettacolo-concerto. Una commemorazione degli scomparsi, cui è data un’ultima opportunità di raccontare e raccontarsi, ciascuno a suo modo, in un’epifania ipotetica e poetica. Però è soprattutto a consolazione dei vivi, testimoni di un evento solenne in cui idealmente si incontrano volti noti e sconosciuti, in un intrecciarsi di destini.
Scheda dello spettacolo.
Piccoli Funerali è una partitura drammaturgica e musicale che alterna un piccolo rito funebre ad un brano dedicato a chi se ne è andato. Una dedica che è un atto d’amore, un regalo e un saluto, un momento intimo e personale, che trova forza nella musica. Ogni brano è un gesto che riporta ad una memoria. Ogni funerale è raccontato da di chi se ne va e attraversa una vita appena vissuta. Piccoli Funerali è uno spettacolo commovente e dolcissimo capace di accogliere il dolore e trasformarlo in rinascita.
Note dell’autore.
Questo è un lavoro su due sentimenti, uno d’amore, l’altro di odio.
Quello che amo:
Ho iniziato a frequentare un corso di teatro a 18 anni. Più che per vera passione per vincere la timidezza. La passione e l’amore per il teatro sono arrivati subito, ma la timidezza non è andata via. Provare mi piaceva da impazzire, ma esibirmi in pubblico mi provocava ansia e non poco spavento. Nonostante questo non ho mai smesso di “fare” teatro, ma ho escogitato un metodo per eliminare la paura: dedicare quello che faccio sul palco a qualcuno. L’esibizione fine a sé stessa mi mette in uno stato di ansia da prestazione, dedicare il mio lavoro a qualcuno mi alleggerisce, diventa un atto d’amore, e come tale anche sbagliare, cadere, stonare passano in secondo piano. Dedicare il mio lavoro è diventato il mio segreto, c’è chi fa yoga prima di andare in scena, io dedico il mio lavoro. Amo dedicare!
Quello che odio: Odio i funerali.
Con gli anni molti affetti sono andati via, parenti, amici cari. Mi sono trovato spesso a funerali di persone che amavo, ed amo ancora, e oltre al dolore per la perdita ho spesso sentito un fastidio: mi sembravano dei modi di salutarli così inadatti a loro, per la vita che avevano condotto, per il loro carattere. Spesso mi sono chiesto come avrebbero desiderato essere salutati, sempre mi sono chiesto quale musica o canzone avrebbe addolcito quel saluto. Ho pensato di affrontare quello che odio con quello che amo.
Così è nato Piccoli Funerali. Mi sono venute in mente persone realmente vissute ed altre inventate. Racconto della loro vita, o meglio, la faccio raccontare a loro e dedico ad ognuno di loro una canzone.