Notturno, mobile, a tratti sfuggente, con improvvisi squarci di luce, “Luna piena e guardrail” è il nuovo disco dei Guignol. Nove tracce dal piglio post-punk, venate di blues, in cui il frontman Pier Adduce raccoglie la lezione del grande scrittore russo Anton Čechov:
Non dirmi che la luna splende, mostrami il riflesso della sua luce nel vetro infranto.
Un pugno di nuove canzoni, che arriva dopo “Porteremo gli stessi panni” (2018), “Abile labile” (2016) e un infinito tour live mai interrotto.
L’album: “Luna piena e guardrail”
Il disco è un susseguirsi di frammenti di vita immortalati in istantanee, storie in forma di canzone che si snodano in un percorso notturno attraversato da lampi di vita quotidiana. La luna che splende non si riflette più sui vetri rotti di Čechov, ma scivola veloce su un guardrail mentre la notte scorre via e i brani prendono forma lungo centinaia di chilometri in macchina rischiarati dalla luce lunare. Accanto solo il guardrail, metaforico e reale, confine oltrepassabile o meno, limitazione, il legaccio, confine che traccia curve e deviazioni che portano alla ricerca di non si sa bene che cosa, una dimensione vera di se stessi.
“Luna piena e guardrail” è l’ottavo album della band milanese, un disco di forti contrasti e contrapposizioni, di luci e ombre che si aggirano e alternano come su una giostra, attraendosi e annullandosi reciprocamente, danzando tra istinti di sopravvivenza, pulsioni vitali, smarrimenti e limiti non oltrepassabili, proprio per questo sempre soggetti a superamento. Un disco dove crisi individuali e generali coincidono con la sconfitta definitiva o la riscoperta o il ritrovamento, talvolta, di se stessi.
Tutto ha origine da un blues primordiale: una suggestione che porta a un testo, un testo che suggerisce il suono e il piede che batte il ritmo delle parole, solo dopo arriva l’armonia – spiega Pier Adduce, parlando della genesi delle canzoni di cui firma testi e musica.
Un approccio scarno ed essenziale, che prende corpo attraverso immagini evocative, tra folk, post rock ed echi di chansonnier francesi e italiani e un songwriting in cui affiorano echi letterari del secolo scorso, ormai: dal “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, alle “Città Invisibili” di Italo Calvino citati nel disco. Questi paesaggi notturni, domestici, urbani o desolati non luoghi sono abitati da figure scricchiolanti, claudicanti, fragili eppure indomite, che appaiono sotto i chiari della luna piena dei Guignol, che nel disco omaggiano anche Luigi Tenco, riarrangiando e suonando la sua scarna e appassionata “Se potessi”.
Una band rinnovata e ritrovata accompagna Pier Adduce: dalla sezione ritmica di Paolo Libutti al basso e Michele Canali alla batteria, alla chitarra elettrica di Antonio Marinelli, insieme a Maurizio Boris Maiorano, impegnato con organo, piano e tablet. I testi sono più declamati e cantati e la voce di Pier Adduce, come lume nel buio, guida l’ascoltatore nel profondo del disco con piglio più che mai teatrale e un timbro quasi da crooner, tra sonorità post punk, blues e roots e una fisicità del suono, che ora si fa trascinante, ora tenue e delicato, quasi malinconico, tratteggiato dai violini di Massimiliano Gallo e dalle voci di Max La Rocca e Susanna Buffa. Registrato nell’autunno 2019, “Luna piena e guardrail” è prodotto, mixato e masterizzato da Giovanni Calella del Diabolicus Studio e Guignol.
[foto id=”294016″]
“Luna piena e guardrail” – Tracklist
- Il vizio
- Il pendolo
- Un altro modo
- Via Crucis
- Le Bonheur
- Notte di fine luglio
- Zio zio
- Se Potessi (Luigi Tenco)
- Luna Piena e Guardrail
Guignol – Credits
Pier Adduce – voce e testi, chitarra acustica, armonica.
Paolo Libutti – basso.
Antonio Marinelli – chitarra elettrica.
Michele Canali – batteria.
Maurizio Boris Maiorano – organo, piano, tablet.
Prodotto, mixato e masterizzato da Giovanni Calella e Guignol.