Il pacchetto del Governo di Moreno, infatti, comprende:
- l’eliminazione dei sussidi statali ai combustibili, che comporta l’aumento generalizzato dei prezzi dei generi di consumo;
- il furto di un giorno di salario al mese per i lavoratori delle imprese pubbliche;
- un progetto di controriforme lavorative, che contempla nuove modalità di contrattazione e persegue la precarizzazione del lavoro;
- il taglio del 20% delle retribuzioni per i contratti a tempo determinato nel settore pubblico;
- il taglio di 15 giorni di ferie per gli impiegati e i lavoratori del settore pubblico;
- l’eliminazione o la riduzione di dazi e imposte per macchinari e materie prime, telefoni cellulari, computer, e così via;
- la riduzione alla metà dell’imposta per beni di capitale.
Queste misure, come già detto, colpiscono duramente le condizioni di vita e di lavoro dei settori popolari e vanno a beneficio dei padroni.
La risposta popolare al Governo di Moreno
La risposta popolare al “paquetazo” è stata immediata. Lo scontento delle masse, a lungo represso della politica correista, è venuto a galla. Le strade si sono riempite di lavoratori, giovani, indigeni, donne, abitanti delle zone popolari, piccoli contadini.
Il governo ha risposto con una violenta repressione. Solo nel primo giorno di proteste ci sono stati 300 arresti, vi sono stati numerosi feriti, tra cui alcuni gravi, e un giovane ucciso.
Il “democratico Moreno” ha dichiarato lo “stato di eccezione”. Le minacce del ministro della difesa Oswaldo Jarrìn sono aumentate. L’esercito è uscito dalle caserme e reprime assieme alla polizia.
Ma la lotta non si ferma. Le proteste di massa sono continuate nelle campagne e nelle città, infrangendo lo “stato di eccezione”.
Cosa chiede il popolo?
Le esigenze espresse si riassumono in:
- ritiro del decreto che elimina il sussidio ai combustibili;
- no alle riforme lavorative;
- rigetto dell’aumento delle tariffe del trasporto;
- fine dello stato di eccezione e libertà per gli arrestati.
Nel vivo della protesta è emersa la necessità di convocare lo sciopero nazionale, che si è svolto il 9 ottobre. Il movimento popolare si sta risvegliando e sta agendo in maniera unitaria, riprendendo fiducia nella propria capacità di organizzazione di lotta.
Nuove azioni di massa sono in programma contro le misure neoliberiste applicate dal “vendipatria” Moreno, che invece di accusare il FMI se la prende con Maduro!
I militanti del PCMLE sono in prima fila nella battaglia, con lo slogan “Né Correa né Moreno, solo il popolo può salvare il popolo” e un programma anticrisi che colpisce le imprese capitaliste, i ricchi, i corrotti. Solidarietà con la lotta dei lavoratori e dei popoli dell’Ecuador!
Piattaforma Comunista, per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia