Focus sulle eroine della tragedia e della poesia – da Clitemnestra che uccide il marito Agamennone, il conquistatore di Troia e con lui Cassandra, la visionaria figlia di Priamo divenuta “preda di guerra” dopo la caduta della città, a Euridice, la bella ninfa amata da Orfeo, disposto a spingersi fino all’Ade per di riportarla in vita dopo il fatale morso del serpente, ma poi voltatosi a guardarla, spinto da irrefrenabile “impulso” e dunque condannato a perderla di nuovo. Figure femminili emblematiche – quasi archetipi dell’immaginario – fanno pendant con volubili e temerari “seduttori” – da Zeus/ Giove a Don Giovanni – il cui istinto di “predatori” confonde il (proprio) desiderio con il possesso – dei corpi e delle anime altrui – tanto che le erotiche imprese del re dell’Olimpo capace di trasformarsi animale o in nuvola pur di giacere con donne, ninfe e dèe consenzienti o meno, talvolta perfino a loro insaputa e quelle del suo emulo messe in musica da Mozart appaiono spesso più simili a stupri alla luce di una sensibilità contemporanea.
Rossella Dassu indaga tra le sottili sfumature, i sottintesi e gli equivoci del complicato gioco delle passioni – tra le ragioni del cuore che la ragione non conosce (e viceversa) e le radici di quell’attimo di “follia” che produce conseguenze fatali, e spesso irreparabili, analizzando moventi e conseguenze degli atti estremi che donne e uomini compiono in nome dell’amore – talvolta tramutato in odio. Se Clitemnestra – temibile regina di Micene – trama insieme all’amante Egisto l’uccisione di Agamennone per vendicare il sacrificio della figlia Ifigenia, immolata affinché le navi potessero partire alla volta di Troia, in quel delitto che si innesta nella tragica spirale di sangue della stirpe degli Atridi l’attrice e autrice riconosce, sulle tracce di Marguerite Yourcenar, anche la gelosia e la paura dell’abbandono con la consapevolezza dell’inesorabile scorrere del tempo. Amore e rancore si fondono e armano la mano della sposa tradita, inducendola a colpire insieme al condottiero a capo delle armate achee vittoriose, annullandone e vanificandone i trionfi militari, pure un’ipotetica rivale, la “gialla strega turca”, una giovane principessa ch’egli ha portato con sé, strano souvenir, dall’Asia Minore.
Clitemnestra incarna il potere femminile – una donna che pensa e agisce come un uomo, e non accetta di tornare nell’ombra dopo aver governato per lunghi anni in assenza del marito – ma l’analisi psicologica fa emergere altre motivazioni più sotterranee nel suo sentirsi defraudata del suo ruolo di moglie e madre, non (più) amata né desiderata o desiderabile. Un duplice assassinio quasi per placare un’angoscia e chiudere i conti con un passato da moglie sottomessa: non più giovane sposa adorante, ma sovrana potente, la figlia di Tindaro consuma la sua tardiva vendetta e quasi previene tradimenti futuri.
Euridice è il simbolo dell’amore perduto – colei che era e ora non è più – ma nella versione di Rossella Dassu s’insinua il sottile e paradossale dubbio che sia proprio l’assenza a suscitare e nutrire quel sentimento imperituro, come il miraggio della perfezione che attrae e insieme allontana, suggerendo così un cambio di prospettiva sulla favola triste, per dar voce invece che a Orfeo alla sua (involontaria) musa.
“Raptus” intreccia le apparizioni e le testimonianze delle figure del mito alle tristi cronache di una strage silenziosa tra violenze e abusi – fino all’estremo del femminicidio – interrogandosi sulle cause profonde e sulle radici culturali di un fenomeno inquietante e terribile che colpisce le donne a tutte le latitudini. Un’emergenza sociale in controtendenza con l’emancipazione femminile e l’affermazione delle pari opportunità – un segnale preoccupante di “involuzione” in cui riaffiorano retaggi “ancestrali” di una presunta “autorità” se non “superiorità” maschile quale “giustificazione” di una sopraffazione, culminante in aperta misoginia, e non a caso accanto a altre spiacevoli manifestazioni d’odio come il razzismo e l’omofobia.
“Raptus” rimanda all’etimologia della parola (dal latino raptus, “rapimento”, derivato da rapere, “rapire”) che in ambito psichiatrico indica un “impulso improvviso e incontrollato che, in conseguenza di grave stato di tensione, spinge a comportamenti parossistici, per lo più violenti” ma può avere una connotazione positiva, e più “letteraria”, come “momento di ispirazione intensa e improvvisa, di fervore creativo”.
Viaggio tra le emozioni con uno spettacolo intrigante, rigoroso e immaginifico, per un’intensa prova d’attrice di Rossella Dassu – diretta da Alessandro Lay – con la voce fuori campo di Francesca Mazza, disegno luci e audio a cura di Giovanni Schirru e elaborazione del suono di Matteo Sanna, per ricordare le vittime di una “guerra” mai dichiarata, le vite spezzate e le ferite sull’anima, e provare a immaginare un futuro migliore dove il raptus sia solo un’intuizione d’artista e non l’alibi per un delitto, in una società finalmente “civile”.
INFO e PREZZI
Biglietti:
intero 10 euro
ridotto 8 euro – abbonati CeDAC e soci Punto Donna
Info: 347/8777538 – www.cedacsardegna.it
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