Tempo d’estate, tempo di spettacoli all’aperto per godere appieno la cultura e la città in una simbiosi che esalta gli spazi urbani strettamente connessi alle risorse artistiche, all’aggregazione e al piacere di stare insieme.
Un modo per riscoprire i luoghi del quotidiano in modo creativo, conferendogli nuova vitalità e plusvalore.
Chi è quell’anatroccolo che scappa dalla sua fattoria, che corre, inciampa, si nasconde? Perché scappa? Il mondo fuori è così grande, forse troppo grande per lui. Ce la farà?
Ce la farà e un giorno, guardando il suo riflesso su uno specchio d’acqua, scoprirà di non essere più quel brutto e goffo anatroccolo, quell’anatroccolo così strano che veniva rincorso e beccato dagli animali del suo stesso cortile. Ma questo lo scoprirà solo dopo un lungo e faticoso viaggio alla ricerca di una nuova casa, di nuovi amici, di qualcuno che lo accolga così com’è.
Per quanto ci si possa credere brutti, o gli altri ci facciano sentire diversi, c’è e ci sarà sempre un posto dove non saremo mai fuori luogo. Un luogo e un tempo in cui scoprirsi dei bellissimi cigni.
Far rivivere questa storia è ricordare a noi stessi il brutto anatroccolo che eravamo. Perché in fondo tutti lo siamo stati, senza dimenticare che c’è sempre un cigno dentro di noi e che vale sempre la pena cercarlo e farlo venir fuori.
Lo spettacolo non si discosta dal racconto di Andersen. Le vicende che riportate sulla scena corrispondono in gran parte a quelle del racconto. Ma come sempre la scena offre la possibilità di farle rivivere in maniera diversa.
Il punto di vista scelto per raccontarla è quello di chi l’ha incontrato. C’è chi ne conserva un bel ricordo, chi è contento che sia andato via, chi ne sente la mancanza, chi avrebbe voluto giocarci di più, chi invece lo riteneva inutile perché non sapeva fare le fusa o un uovo.
Ogni racconto-intervista offre la possibilità di conoscere qualcosa di più del nostro anatroccolo, di comprendere le sue paure, la sua rabbia, la sua tristezza e condividerne la gioia finale. Le parole dell’anatroccolo sono lasciate a brevi frasi dette tra un racconto e l’altro. Solo in questi intermezzi, che coincidono con le fughe da un posto ad un altro, lo si sente e si vede agire, compare e riaffiora.
In questi passaggi che corrispondono anche ai cambi di stagione, si assiste alla trasformazione dell’anatroccolo, una trasformazione che non è altro che la somma di tutto quello che gli è successo, di chi ha incontrato e delle emozioni che ha vissuto.
L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale Palazzo d’Inverno in collaborazione con il Circolo Ricreativo dell’Università degli Studi di Cagliari e con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato Pubblica Istruzione, Beni Culturali Informazione Spettacolo e Sport, del MIC Ministero Della Cultura e della Fondazione Sardegna.
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