La Suzuki si congederà al termine del campionato. La decisione del Consiglio di amministrazione lascia attoniti i dipendenti, gli addetti ai lavori e gli appassionati
Nella più classica delle trame hollywoodiane – in special modo quelle dai risvolti drammatici – la quiete non è arrivata dopo la tempesta, bensì l’ha anticipata. Lo scorso 2 maggio il cielo terso sopra il circuito di Jerez de la Frontera (intitolato ad Angel Nieto, leggenda del motomondiale con i suoi 13 titoli iridati) sembrava presagire un fine giornata di ordinaria amministrazione: un fulmine a ciel sereno si è invece scagliato sul paddock della MotoGP.A test appena terminati, ingegneri e piloti si preparavano a concludere le riunioni tecniche; i meccanici, smontati box e moto, erano intenti a imballare il materiale che sarebbe stato caricato sui cargo (destinazione Le Mans, dove il 15 maggio è prevista una nuova tappa per le due ruote).
In sottofondo il flamenco, un’arte che affonda le proprie radici in Andalusia, che ha in Jerez la propria patria e che unisce il canto e la danza con l’accompagnamento musicale della chitarra flamenca, delle nacchere, delle mani e dei piedi…i violini non sono contemplati. Uno scherzo del destino: a partire dalla prossima stagione, in nessuna trasferta sarà più neanche contemplata metaforicamente la musica dei “violini”.
Parliamo delle Suzuki, “i violini”, come vennero ribattezzate nel 2020 da Davide Brivio (all’epoca team manager) le due GSX-RR 2020 sulla griglia in virtù della loro eleganza e armoniosa guidabilità; strumento elegante nelle mani (e soprattutto nei polsi) dei piloti, in grado di rendere: melodioso frastuono i decibel del motore “4 cilindri in linea”, dolci ondulazioni le pieghe in curva a fil di asfalto e di cordolo, archi che accarezzano le corde i cupolini che fendono l’aria in rettilineo (fino a superare i 330 km/h), raffinate modifiche della coppia motrice di un motore le accelerazioni e le frenate .
I “liutai” di Hamamatsu hanno deciso di ritirarsi: l’azienda ha annunciato l’addio al termine della stagione 2022 nel corso di una riunione organizzata in tutta fretta dopo i test di Jerez e comunicato l’amara e inaspettata decisione al team manager Livio Suppo, al responsabile tecnico Ken Kawauchi, ai piloti Joan Mir e Alex Rins, agli ingegneri e ai meccanici.
È trascorso poco tempo prima che l’indiscrezione si diffondesse. Stupita la stessa Dorna, società spagnola proprietaria della MotoGP, che nelle ore immediatamente successive alla circolazione della notizia ha diramato un comunicato in cui ha ricordato che l’addio al campionato non è una decisione che si può prendere in modo unilaterale: “le condizioni del contratto per correre in MotoGP non consentono loro di prendere questa decisione unilateralmente”. Poco più di un anno fa – l’azienda nipponica con sede a sud dell’isola di Honshū, nella prefettura di Shizuoka – aveva stipulato un accordo che la impegnava a partecipare al campionato dei prototipi a due ruote fino al 2026.
Le indiscrezioni rivelano che la volontà del presidente Hiroshi Tsuda di proseguire l’impegno nel motomondiale si sia scontrata e abbia dovuto fare i conti con il parere contrario della maggioranza dei membri del Consiglio di Amministrazione. Le motivazioni sarebbero riconducibili alle difficoltà economiche scaturite a seguito della pandemia COVID-19 e della guerra in Ucraina.
L’addio farebbe risparmiare alla Suzuki circa 30 milioni di euro.
Potrebbe però celarsi un ulteriore terzo tassello, sempre di carattere economico. Insospettiscono infatti i tempi rapidissimi con cui è stata presa la decisione e la mancanza – a oggi, a distanza oltre 72 ore – di un comunicato ufficiale della società.
Aziende di tale spessore si muovono con piani d’investimento e pianificazioni a medio-lungo termine. Quando Suzuki – il 20 aprile 2021 – ha firmato con Dorna il rinnovo del contratto di partecipazione alla MotoGP fino al 2026, la pandemia lungi dall’essere una novità o un ricordo era un asfissiante presente.
Possibile che un’azienda che un anno e mezzo fa era salita nell’Olimpo della MotoGP, aggiudicandosi il mondiale piloti (con il centauro maiorchino Joan Mir) a distanza di 20 anni dall’ultima volta, di 60 dall’esordio del costruttore nelle corse (partecipazione al Tourist Trophy) e di 100 dalla nascita, si svincoli in tale maniera?
Dietro questa manovra potrebbe celarsi uno scandalo pronto ad investire il costruttore giapponese. La casa automobilistica nipponica, riferisce Quattroruote che: “è accusata di frode in commercio per aver venduto ai clienti veicoli che presumibilmente non soddisfacevano i requisiti per l’omologazione Euro 6. Secondo l’ufficio del pubblico ministero, i presunti dispositivi illegali riducono o disattivano completamente i meccanismi di controllo delle emissioni in numerose condizioni di uso quotidiano, determinando, di conseguenza, livelli di ossidi di azoto superiori ai limiti di legge”. In Germania, Italia e Ungheria sono in atto controlli e perquisizioni da parte delle autorità competenti per verificare l’eventualità che Suzuki abbia immesso sul mercato 22.000 veicoli Diesel con sistemi di contraffazione delle emissioni.
Si torna a parlare di “dieselgate” a sette anni dall’analogo scandalo che investì Volkswagen. Qualora fosse accertato il reato, sarebbero previste ingenti sanzioni (nel 2015 la casa automobilistica tedesca dovette sborsare complessivamente più di 40 miliardi di dollari).
Logico che questo addio inneschi contraccolpi sul mercato piloti.
Mir potrebbe accasarsi in Honda HRC e formare una coppia da 10 titoli mondiali complessivi con Marc Marquez; più complesso il futuro di Rins: Aprilia e Yamaha appaiono le candidate più forti. Sullo sfondo c’è Ducati. La casa di Borgo Panigale può garantire al numero 42 una sella in un team satellite: oltre alle due ufficiali (a Miller non verrà rinnovato il contratto ma già da tempo la rosa dei papabili per sostituirlo è stata limitata a uno tra Martin e Bastianini), schiera in griglia sei moto “clienti”.
Ma ciò che, in queste ultime righe ci preme sottolineare, è il futuro molto più sottotraccia e lontano dalla luce dei riflettori dei circa 50 dipendenti (meccanici ecc…) che dall’oggi al domani si trovano a dover fare i conti con lo spauracchio di non avere più un lavoro tra qualche mese.
Fonte foto di copertina: AutoMotoriNews.it
Paolo A.G. Pinna