CeDAC: La Grande Prosa: “Il Sen(n)o” con Lucia Mascino
CeDAC: La Grande Prosa: “Il Sen(n)o” con Lucia Mascino, CeDAC, Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, La Grande Prosa, Stagione 2023-2024, Teatro Carcano – Milano, Il Sen(n)o, di Monica Dolan
(titolo originale The B*easts) – traduzione di Monica Capuani
con Lucia Mascino
adattamento e regia Serena Sinigaglia
lunedì 19 febbraio – ore 20.30 – Teatro Comunale “Akinu Congia” – Sanluri
Il corpo delle donne – tra canoni estetici e libertà – ne “Il Sen(n)o” (“The B*easts”) di Monica Dolan, una delle artiste più interessanti della scena britannica contemporanea, in cartellone lunedì 19 febbraio alle 20.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri, sotto le insegne della Stagione de La Grande Prosa firmata CeDAC Sardegna. Riflettori puntati su Lucia Mascino, attrice di teatro e cinema e volto noto del grande e del piccolo schermo (Vittoria Fusco ne “I delitti del BarLume”accanto a Filippo Timi, Gabriella Santi in “Suburra” e Gabriella Giammatteo in “Bang Bang Baby” – Premio Anna Magnani al Bifest 2018 per “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini e Premio Flaiano per il teatro come migliore attrice per “Ghiaccio” nel 2023) nel ruolo di Tessa, una psicoterapeuta incaricata di fare una relazione su una sua paziente in tribunale, durante un processo penale. La pièce – nella traduzione ìtaliana di Monica Capuani, con adattamento e regia di Serena Sinigaglia (produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano) – affronta un tema delicato e scottante come l’influenza di una precoce esposizione alla visione della sessualitàenfatizzata, per esempio, nella pubblicità e alla diffusione della pornografia nell’era di internet e dei social media sulla definizione dell’identità individuale.
Un caso giudiziario offre lo spunto per una riflessione sulla civiltà dell’immagine e sulle conseguenze dell’imposizione di modelli irraggiungibili specialmente per quel che riguarda l’universo femminile, a partire addirittura dall’infanzia: la vittima è una bambina di otto anni, che sogna di avere un fisico da adulta e viene accontentata dalla madre, grazie a un intervento di chirurgia plastica per aumentare il volume del seno.
Una storia inventata ma ispirata a fatti di cronaca e a una diffusa tendenza a trasformare le bambine in “piccole donne”: la psicoterapeuta invita a non giudicare in modo sommario la madre per aver tentato di andare incontro al desiderio della figlia, ma invece a ragionare sui meccanismi della psiche e sugli effetti collaterali di un uso indiscriminato del corpo femminile. Il gioco di parole suggerito dal titolo – in inglese tra “Breasts” e “Beasts” che in italiano diventa “Seno” vs “Senno” – mette l’accento sull’oggetto del contendere, ovvero una taglia di reggiseno come misura del proprio valore, ma ricorda pure i rischi di una ricerca esasperata di una “perfezione” anche estetica e l’importanza di proteggere i più piccoli da “messaggi” non in armonia con la loro età.
Focus sulla nuova drammaturgia britannica con “Il Sen(n)o” (in inglese “The B*easts”) di Monica Dolan, nella traduzione italiana di Monica Capuani, con Lucia Mascino nel ruolo della protagonista, una psicoterapeuta chiamata a valutare un “caso” particolarmente difficile, in un raffinato e evocativo allestimento con scene di Maria Spazzi e disegno luci e suoni di Roberta Faiolo (assistente alla regia Michele Iuculano), per la regia di Serena Sinigaglia, che firma anche l’adattamento del testo (produzione Centro d’Arte Contemporanea / Teatro Carcano), in cartellone lunedì 19 febbraio alle 20.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri, sotto le insegne della Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa de La Grande Prosa | Musica | Danza organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Sanluri, e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Unica data nell’Isola per la pièce scritta dall’attrice inglese Monica Dolan (Premio BAFTA come miglior attrice non protagonista per le serie “Appropriate Adult” nel 2012, con una nomination per “A Very English Scandal” nel 2019, Premio Laurence Olivier nel 2019 per “All About Eve”) al suo esordio come autrice: un intenso monologo, presentato all’Edinburgh Fringe Festival nel 2017 e poi approdato al Bush Theatre di Londra, incentrato sulla questione delicata dell’identità femminile e dello sfruttamento del corpo – nella pubblicità come sui social media – ma anche sulla necessità di tutelare i diritti dell’infanzia. Un testo originale e conturbante, dove la psicoterapeuta Tessa ricostruisce una vicenda “estrema”, la storia di una bambina di otto anni che fin da piccolissima a dimostrato un forte interesse per il seno, simbolo della bellezza muliebre e desidera acquistare una figura da adulta, tanto che la madre decide di accontentarla regalandole un intervento di chirurgia plastica, per realizzare il suo sogno. Una “favola” moderna ma senza lieto fine perché, a dispetto di una moda che impone (anche) alla giovanissime un abbigliamento e una lingerie in chiave ipersessuata, la scelta della donna appare “scandalosa” e immorale, tanto da approdare in tribunale: la dottoressa deve quindi presentare una relazione sulla salute mentale di questa madre così snaturata e insensata da assecondare un folle capriccio della sua creatura. Nel suo discorso, in cui affiorano anche note personali e riferimenti alla sua vita privata, Tessa invita alla moderazione: invece di un giudizio sommario e di una condanna inappellabile per la condotta irresponsabile, ma dettata dall’amore, della sua paziente, sarebbe più opportuna una seria riflessione su come «l’esposizione precoce alla sessualizzazione e alla pornografia nell’era di internet abbiano inciso profondamente sulla nostra cultura».
Riflettori puntati su Lucia Mascino: apprezzata attrice di teatro e cinema, formatasi al Centro di Ricerca e Sperimentazione Teatrale di Pontedera e perfezionatasi all’Écoles des Maîtres, all’attivo importanti collaborazioni con il Teatro Settimo di Torino, la Compagnia Giovani dello Stabile delle Marche e la compagnia di Giorgio Barberio Corsetti, ha recitato con Piera Degli Esposti ne “La passione di Cristo” per la regia di Antonio Calenda e è stata diretta, tra gli altri, da Giampiero Solari e Massimo Navone, Valerio Binasco, Giancarlo Cobelli, Filippo Timi (con cui è nato un felice sodalizio, da “Amleto” a “Favola”, “Romeo e Giulietta”, “La sirenetta” e “Don Giovanni”), Roberto Arcuri, Lucia Calamaro, Filippo Dini e Roberto Andò. Volto noto del grande e piccolo schermo (da Vittoria Fusco ne “I delitti del BarLume” accanto a Filippo Timi, a Chiara, la protagonista di “Una mamma imperfetta” di Ivan Cotroneo, a Gabriella Santi in “Suburra – la serie” e Gabriella Giammatteo in “Bang Bang Baby”), vincitrice del premio dell’ETI Nuove Sensibilità con “Io sono internazionale”, da lei scritto e interpretato con Rebecca Murgi, ha ricevuto il Premio come miglior attrice al Festival Italiano di Mosca 2017 e il Premio Anna Magnani al Bifest 2018 per “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini, oltre a varie nominations ai Nastri d’Argento e al Globo d’Oro, e ancora il Premio Ugo Tognazzi 2020, e il Premio Flaiano per il teatro come migliore attrice per “Ghiaccio” di Bryony Lavory con regia di Filippo Dini nel 2023. Al cinema, dopo il debutto in “Tartarughe sul dorso” di Stefano Pasetto, cui seguono “Un altro pianeta” di Stefano Tummolini, “La prima linea” di Renato De Maria e “Sulla strada di casa” di Emiliamo Corapi, è nel cast di “Habemus Papam” di Nanni Moretti e “Il rosso e il blu” di Giuseppe Piccioni, “La scoperta dell’alba” di Susanna Nicchiarelli, “Viva la libertà” e “La sedia della felicità” di Roberto Andò, “La Trattativa” di Sabina Guzzanti; protagonista con Christian De Sica di “Fraulein”, opera prima di Caterina Carone e di “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini, recita in “Ma cosa ci dice il cervello” di Riccardo Milani, “Genitori quasi perfetti” di Laura Chiossone e “Effetto domino” di Alessandro Rossetto, “Odio l’estate” (che le vale una nomination ai Nastri d’Argento) e “Il grande giorno” di Massimo Venier con Aldo, Giovanni e Giacomo, e ancora “In vacanza su Marte” di Neri Parenti con Christian De Sica e Massimo Boldi, e con Milena Vukotic.
Nel ruolo della psicoterapeuta, Lucia Mascino, nel corso delle sedute prende coscienza della complessità della questione che riguarda strettamente la sua paziente ma anche la realtà circostante: le indicazioni fornite dalle icone dello showbiz e della moda e i messaggi subliminali inseriti nelle réclames, incidono fortemente sulla psiche e indirizzano verso modelli estetici e comportamentali che fanno del sex appeal un’arma vincente ma anche un fattore imprescindibile nell’affermazione professionale e sociale. Nella civiltà dell’immagine agli inizi del terzo millennio, nonostante secoli di battaglie per l’emancipazione femminile, si scopre che: «Il seno di una donna non è soltanto suo. Si può pensare che lo sia, in definitiva è parte del suo corpo. È, però, anche di pubblica proprietà. Ed è una cosa che impari presto». Un’affermazione sconcertante, ma anche disarmante nella sua crudezza e sincerità. Nel curare le ferite e i graffi sull’anima, nel rimettere insieme i pezzi di vite devastate e infrante, Tessa si ritrova a fare i conti con la mercificazione del corpo, specialmente femminile, così che le donne vengono ridotte a mero oggetto nell’immaginario maschile, ma l’eros resta pur sempre una forza primordiale e ineludibile. «Molte di queste cose, questi impulsi, sono cose salutari, ma vengono semplicemente distorte» – prova a spiegare la psicoterapeuta – . «O forse è il mondo che viene distorto, ma vedi, il mio lavoro è far sì che le persone si adattino al mondo, distorto o meno, in modo che si sentano felici. O non tristi. O… funzionanti».
“Il Sen(n)o” – con un doppio titolo che include l’oggetto del contendere, ovvero il seno delle donne e la saggezza necessaria per orientarsi nel flusso di informazioni contraddittorie e comprendere quel che è giusto o sbagliato, e rimanda al gioco di parole tra “Breasts” (“seni”) e “Beasts” (“bestie”) dell’originale inglese “B*easts” – propone in una forma inedita e singolarmente concreta, attraverso una storia inventata ispirata però a fatti di cronaca e stilemi della moda, il dilemma tra etica e estetica. Una pièce provocatoria, perfino urticante, ma stimolante e di scottante attualità.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
La Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa | Musica | Danza a Sanluri prosegue con un affresco dell’Italia contemporanea – domenica 10 marzo alle 20.30 – con “Le volpi”, uno spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci (CapoTrave) con un cast stellare: Antonella Attili, attrice di teatro e cinema (dai films di Tornatore, Avati, Scola e Francesca Archibugi ad Agnese Amato ne “Il paradiso delle signore”) e Giorgio Colangeli, volto noto del grande e del piccolo schermo (Nastro d’Argento per “La cena” di Scola e David di Donatello per “L’aria salata”) con Federica Ombrato per la regia di Luca Ricci(produzione Infinito). Una commedia dolceamara sulla corruzione della politica, in cui l’incontro di due notabili e della figlia di una di loro si traduce nella elaborazione di strategie, utili a favorire interessi privati: «si confessano legittimi appetiti e interessi naturali, si stringono e si sciolgono accordi, si regola la maniera migliore di distribuire favori e concessioni, incarichi di servizio e supposti vantaggi». Una vicenda emblematica, in cui emergono vizi e debolezze individuali insieme alla sintesi spietata di atteggiamenti e comportamenti della classe dominante: nelle cittadine di provincia, non diversamente dalle grandi metropoli, i principi etici e morali lasciano il posto a privilegi, scelte arbitrarie e abusi di potere in contrasto con il bene comune.
Il fascino delle danze dei monaci rotanti – lunedì 25 marzo alle 20.30 – con “Dervish”, una creazione del danzatore e coreografo turco Ziya Azazi che trae ispirazione del misticismo sufi per trasfigurare sulla scena un percorso di ricerca artistica e spirituale (produzione Za&Office). Riflettori puntati sull’artista originario di Antiochia, con all’attivo un’intensa carriera, dal Teatro di Stato di Istanbul al Vienna Volksoper e al Theaterhaus Stuttgart, fino al Grand Théatre di Ginevra, con collaborazioni con Jan Fabre, Cem Ertekin, Aydin Teker, Philippe Arlaud, Anne-Marie Gros, Ismael Ivo, Marcia Haydée e Yoshi Oida. “Dervish” comprende due vertiginosi assoli, “Azab” con musiche di Uwe Felchle e “Dervish in Progress” su musiche di Mercan Dede, in cui Ziya Azazi rappresenta rispettivamente l’attraversamento delle prime tre porte, la Legge, il Cammino e la Consapevolezza, fondamentali per la conoscenza di sé e la condizione della mente giunta alla quarta porta, il Discernimento. “Dervish” si ispira al Sufismo, una «filosofia esistenziale che esplora la ragione della creazione dell’uomo e dell’universo in cui vive» e traduce in una rigorosa partitura gestuale incentrata sul rito ipnotico della rotazione, una antica forma di meditazione, la narrazione visionaria del cammino personale dell’artista verso l’illuminazione.
Una moderna tragedia per un “giallo” internazionale – domenica 14 aprile alle 20.30 (in replica in matinée lunedì 15 aprile per le scuole) – con “M/T Moby Prince 3.0” di Francesco Gerardi e Marta Pettinari, con Lorenzo Satta e Alessio Zirulia, per la regia di Federico Orsetti (produzione Grufo e Grufo e La Nave Europa con TNG Teatro Nazionale di Genova e con Associazione “140”/familiari vittime Moby Prince e Associazione 10 Aprile/Familiari Vittime Moby Prince Onlus). La cronaca del più grave disastro della marina mercantile italiana nel secondo dopoguerra, con la morte di centoquaranta persone dopo la misteriosa collisione tra il traghetto della Nav.Ar.Ma. e la petroliera Agip Abruzzo davanti al porto di Livorno. La pièce ripercorre la sequenza degli avvenimenti, dallo scontro tra due navi, all’incendio a bordo, il ritardo nei soccorsi e la terribile fine dei passeggeri, dell’equipaggio e degli ufficiali, compreso il comandante Ugo Chessa, con un unico superstite, il mozzo Alessio Bertrand, mettendo a confronto i primi rapporti sull’incidente e i risultati delle commissioni d’inchiesta. Il “caso” è ancora irrisolto ma dalle indagini sono emersi indizi inquietanti su quanto sia davvero accaduto in quella terribile notte del 10 aprile 1991: “M/T Moby Prince 3.0” restituisce la parola alle vittime in una narrazione corale, un emozionante esempio di teatro civile.
Un’inedita tesi sulla superiorità femminile – domenica 21 aprile alle 20.30 – con “Scoop (Donna Sapiens)”, il nuovo spettacolo di Giobbe Covatta e Paola Catella che capovolge gli stereotipi per mettere l’accento sull’intelligenza e sulle molteplici capacità e i talenti muliebri: un travolgente e irriverente one-man-show dove l’attore e comico Giobbe Covatta spiega quanto sia infondata (e ingiusta) l’idea di una supremazia maschile. Un viaggio tra storia, medicina e sociologia, con testimoni illustri, a partire da Dio stesso, che svela «gli esilaranti retroscena della creazione», fino a «un improbabile uomo del futuro, che ci mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile». Tra i personaggi di “Scoop (Donna Sapiens)”, anche Nello, il «povero membro maschile che chiede aiuto per le sue pessime condizioni di vita, schiavo dei ridicoli appetiti sessuali del suo padrone». In chiave umoristica, Giobbe Covatta affronta pregiudizi e luoghi comuni, sovvertendo le regole della civiltà patriarcale per sottolineare quanto nei secoli le donne siano riuscite ad affermarsi nelle scienze e nelle arti, come in seno alla società, senza peraltro infierire sulle mancanze del genere maschile. In “Scoop (Donna Sapiens)” l’artista dimostra nel suo stile comico e surreale il proprio amore e rispetto per le donne, a cui dedica un poetico omaggio.
Viaggio nelle periferie, tra le vite ai margini – giovedì 9 maggio alle 20.30 – con “Rumba / L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato” di e con Ascanio Celestini, con musica di Gianluca Casadei e la voce di Agata Celestini (produzione Fabbrica srl – Fondazione Musica Per Roma – Comitato Greccio 2023 – Teatro Carcano di Milano). Una pièce ispirata alla figura del Santo di Assisi, che «legge tanti libri della letteratura cavalleresca» e «diventa cavaliere o vorrebbe diventarlo, va in guerra, ma finisce in galera»: un giovane sognatore che prova a «ricostruire la Chiesa di Dio in terra», si spoglia dei propri beni e predica la povertà. “Rumba” si ispira alla più antica rappresentazione della Natività, per ripensare un moderno presepe in cui invece di artigiani e pastori, e sapienti Re Magi si riuniscano intorno alla culla creature fragili e anime ferite. Un paesaggio urbano popolato da clochards «che chiedono l’elemosina nel parcheggio di un supermercato» e da facchini africani, accanto a Giobbe, magazziniere analfabeta e alla Signora delle Slot, una prostituta che s’è ricomprata la propria libertà: sono i moderni testimoni di un miracolo che si rinnova, destinatari di un messaggio di speranza e di pace, come «lo zingaro che ha cominciato a fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma, accanto alla fontanella, davanti al bar».
La Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa | Musica | Danza al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione,Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sanluri e con il contributo della Fondazione di Sardegna e il supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dalla Sardegna.
INFO & PREZZI
abbonamento a 10 spettacoli
90 euro
biglietti
intero: 15 euro – ridotto: 12 euro
info e prenotazioni:
[email protected] – cell. 345/2751636 – www.cedacsardegna.it