“La buona educazione” della Piccola Compagnia Dammacco – con Serena Balivo
venerdì 24 febbraio h 20.30 al TsE di Cagliari
e sabato 25 febbraio h 20.30 al Bocheteatro di Nuoro
“La buona educazione” della Piccola Compagnia Dammacco a Cagliari e Nuoro
Un intenso ritratto al femminile ne:
“La buona educazione”,
la pièce ideata, scritta e diretta da Mariano Dammacco e interpretata da Serena Balivo (Premio Ubu 2017 come miglior nuova attrice / performer under 35)
in cartellone venerdì 24 febbraio alle 20.30 al Teatro TsE di Is Mirrionis a Cagliari per “Il Terzo Occhio” / Rassegna Multidisciplinare delle Nuove Creatività;
e sabato 25 febbraio alle 20.30 al Teatro Bocheteatro di Nuoro
sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa:
organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Una donna si ritrova, in seguito a una serie di circostanze imprevedibili ed estranee alla sua volontà, ad affrontare l’arduo compito di:
«prendersi cura di un giovane essere umano, ultimo erede della sua stirpe»:
una sfida non semplice, per chi provasse a riflettere sulla responsabilità di forgiare la personalità di un individuo diverso da sé;
fornendogli degli insegnamenti teorici e pratici, con l’obiettivo di progettare e creare le migliori premesse per il suo avvenire.
Lo spettacolo
“La buona educazione” (testo vincitore dell’Italian And American Playwrights Project 2020/22)
con ideazione, drammaturgia e regia di Mariano Dammacco, che ha curato anche lo spazio scenico insieme con Stella Monesi:
è una produzione della Piccola Compagnia Dammacco e del Teatro di Dioniso;
in collaborazione con L’arboreto / Teatro Dimora, il Teatro Franco Parenti e Primavera dei Teatri;
con il sostegno delle residenze artistiche Compagnia Diaghilev / Residenza Teatro Van Westerhout, Residenza Teatrale di Novoli – Principio Attivo Teatro – Factory Compagnia Transadriatica, Giallo Mare Minimal Teatro, Capotrave Kilowatt/Bando Sillumina Siae 2017 e Residenza teatrale Qui e Ora.
Uno spettacolo immaginifico, a tratti ironico ma anche toccante, incentrato su una questione cruciale come la formazione delle nuove generazioni, a partire da alcuni interrogativi fondamentali:
«Quali sono i valori, i contenuti, le idee che oggi vengono trasmesse da un essere umano all’altro?
Quali sono gli attori di questa trasmissione di contenuti?
A cosa servono questi contenuti, questi valori, queste idee? A cosa ci preparano?».
Il dilemma della protagonista
Il dilemma della protagonista, proiettata in una situazione lontanissima dalle sue aspettative, riguarda in fondo il concetto stesso di “umanità”:
ovvero quel complesso sistema di valori e di regole condivisi in seno a una comunità, in cui sia possibile riconoscersi e su cui basare il senso di appartenenza e la propria identità;
accanto alle molteplici conoscenze acquisite nel corso dei secoli, prezioso patrimonio immateriale con cui donne e uomini del futuro sono chiamati a confrontarsi e dialogare, per contribuire ai nuovi sviluppi.
Una sorta di fil rouge attraversa le differenti epoche, mettendo in relazione i moderni “cuccioli della specie” con i loro “antenati” sparsi su tutto il pianeta;
nella consapevolezza che sentimenti e passioni, emozioni, ideali e principi – amore e odio, paura, gioia e dolore, oltre alla coscienza del bene e del male – assumono un significato universale, a tutte le latitudini.
Il ruolo della cultura
La cultura gioca un ruolo importantissimo, così come l’ambiente in cui si cresce, nel mettere in risalto le potenzialità e i talenti, le inclinazioni e le capacità di ciascuno;
nel favorire o impedire uno sviluppo armonioso sia fisico che psicologico, tanto che la scuola è (o dovrebbe essere) una delle istituzioni basilari su cui investire risorse in una società evoluta.
Tuttavia la famiglia svolge una funzione primaria per la definizione del carattere, degli interessi e delle aspettative individuali, in una dinamica affettiva prima ancora che educativa:
dove i “rapporti di potere” ancorché chiari e definiti si fondano sull’auctoritas, l’autorevolezza, più che sulla forza e la creatura impara a dialogare con il mondo complicato e misterioso degli adulti inizia a tracciare i confini tra sé e gli altri, scopre e in parte subisce modelli e stili di vita cui potrà adattarsi o magari ribellarsi.
Se quel legame “naturale” viene spezzato –
o viene infranto il patto implicito di accudimento e protezione, assistenza e educazione che unisce genitori e figli –
subentrano altre figure cui può essere delegato l’obbligo di cura sulla base di un imperativo morale o sociale:
un essere troppo giovane non può e non deve essere abbandonato a se stesso, è necessario e opportuno che ci si preoccupi di fornirgli gli strumenti indispensabili per comprendere e decodificare l’universo, e specialmente il microcosmo di cui fa parte, per potersi rapportare adeguatamente agli altri nei differenti contesti.
Un nutrimento per il corpo e per lo spirito commisurato alle esigenze e alle qualità e inclinazioni dell’interessato/a, permette alla personalità di fiorire e all’intelligenza di manifestarsi appieno, ma anche qui sorge il quesito su come stabilire quale sia la miglior linea di condotta, quali “ingredienti” inserire o sottrarre, per ottenere una felice alchimia.
La protagonista si interroga su un tema fondamentale
Ne “La buona educazione” la protagonista si (e ci) interroga su un tema fondamentale e però troppo spesso ignorato o lasciato al caso, o magari alla buona volontà dei singoli:
la zia improvvisamente costretta ad occuparsi di un nipote, figlio della sorella, non più con l’affettuosa sollecitudine di una “estranea”, sia pure legata da un vincolo di sangue e stretta parentela, ma con gli oneri e le responsabilità di una pedagoga, è costretta a ripensare alla propria esistenza.
Quell’essere (quasi) sconosciuto stravolge, inconsapevolmente, la sua routine e le sue certezze
«Deve ospitarlo nella sua vita, nella sua casa, nella sua mente, deve educarlo, progettare il suo futuro, deve contribuire all’edificazione di un giovane Uomo».
La pièce mostra – con evidenza quasi “plastica”, attraverso l’evocativa scenografia – il “teatro della mente” della protagonista dove affiorano i “fantasmi” del passato e gli echi del presente, in una immaginaria diatriba da cui dovrebbe scaturire la perfetta sintesi “astratta” della corretta educazione;
salvo poi doversi confrontare con la realtà, molto più complessa e ricca di sfaccettature, con le distanze, i silenzi, i segreti, e soprattutto la necessità di adattarsi a nuove abitudini, agendo con la massima attenzione e circospezione per non spezzare fragili equilibri, senza invadere spazi, restando nella sfera dell’ascolto e del rispetto reciproco.
La verità ultima sui frutti dell’impegno profuso e sulla riuscita dell’impresa si scoprirà (forse) alla fine
L’arte non fornisce risposte ma pone domande, offrendo materia di riflessione, istigando al dubbio e all’esercizio del pensiero critico nel tentativo di dare forma all’inquietudine, attraverso la forza espressiva e le potenti suggestioni del teatro.
“La buona educazione” indaga sulla condizione umana, sulle peculiarità e gli elementi imprescindibili, le caratteristiche individuali e le influenze della società;
privilegiando lo sguardo della protagonista, una donna chiama inopinatamente a svolgere attivamente il suo ruolo di zia, sostituendosi ai genitori e agli altri familiari, come unica parente rimasta, diventando un punto di riferimento nell’esistenza del nipote e cercando di calibrare le diverse funzioni affettive e di consigliera, mediatrice tra lui e il resto del mondo.
La compagnia
La Piccola Compagnia Dammacco è nata nel 2009 dall’incontro tra Mariano Dammacco, attore, autore, regista, pedagogo e alcuni giovani artisti che hanno aderito alla sua poetica.
Il percorso della compagnia si è presto evoluto in una ricerca artistica realizzata da Dammacco insieme all’attrice Serena Balivo, a cui si è poi unita la disegnatrice Stella Monesi e dal 2019 l’attrice Erica Galante.
La compagnia porta avanti un’idea di teatro etico, d’arte e d’autore, popolare, ovvero accessibile a tutti per contenuti e linguaggi.
La compagnia ha creato gli spettacoli
“L’ultima notte di Antonio” (2012), “L’inferno e la fanciulla” (2014), “Esilio” (2016), “La buona educazione” (2018);
che hanno ottenuto importanti e prestigiosi riconoscimenti: “Esilio” è vincitore di Last Seen 2016 e del Premio Museo Cervi 2017;
è finalista al Premio Rete Critica 2016 e al Premio Cassino Off 2017;
“L’inferno e la fanciulla” è finalista del Premio In-box blu 2016.
Il nuovo spettacolo “Spezzato è il cuore della bellezza” (2020), con Serena Balivo e Erica Galante:
con ideazione, drammaturgia e regia di Mariano Dammacco, ha vinto il Premio Ubu 2020-2021 nella categoria Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica.
Serena Balivo è vincitrice del Premio Ubu 2017 come “Nuova attrice under 35”.
Info e prezzi
CAGLIARI / IL TERZO OCCHIO
biglietti:
intero 15 euro – ridotto 12 euro – ridotto abbonati** 10 euro
*riduzioni per under 25 / over 65 – ERSU
** riduzioni per abbonati CeDAC / residenti Is Mirrionis
prevendite: Biglietteria del Teatro Massimo di Cagliari – dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20 – per informazioni: [email protected] – cell. 3454894565 – www.cedacsardegna.it
BoxOffice Sardegna – viale Regina Margherita 43 – Cagliari
prevendite online: www.vivaticket.it
LINK: LA BUONA EDUCAZIONE (vivaticket.com)
NUORO
biglietti:
intero 20 euro – ridotto 15 euro
info e prenotazioni: Bocheteatro – via Trieste n. 48, Nuoro – tel. 0784.203060 – cell. 338.7529106 – e-mail: [email protected] – www.bocheteatro.com – www.cedacsardegna.it