Il termine moderno “sapiosessualità” indica, in Italia, una relazione sentimentale in cui si prova profondo desiderio, fino ad arrivare all’attrazione sessuale, per i discorsi e il sapere della persona che si ha accanto.
L’aspetto fisico del partner scivola in secondo piano e divengono prevalenti, invece, le idee, i progetti, lo scambio intellettuale, la voglia di crescere culturalmente.
Non si è in presenza solo di interesse per la cultura, si tratta di un passo oltre. La conversazione diviene un elemento fondamentale, in cui le parole (elemento molecolare del rapporto) sono misurate e di spessore, fino a catturare lo sguardo della persona che sta ascoltando. Dinanzi a questi dialoghi, lo sguardo non è solo incantato ma, addirittura, innamorato.
Amore e società
Si tratta di un fenomeno non nuovo, presente sin dai tempi in cui l’uomo ha abbracciato la cultura e la filosofia, dall’antica Grecia a Roma, passando per il Medioevo e il Rinascimento. Erano situazioni molto circoscritte a causa della scarsissima alfabetizzazione presso la popolazione.
La caratteristica dei tempi moderni è come questa “sacca” di valori più alti si riesca a mantenere (addirittura a crescere) nonostante la mondanità, l’aspetto forsennato del mordi e fuggi, delle relazioni aperte e in continuo cambiamento.
Il quadro sociale, culturale e sentimentale non è così basso come vogliono far credere a livello mediatico. Colpisce anche il fatto che tale orientamento sia patrimonio di molti giovani e non costituisca un ripiegamento di priorità in età avanzata.
Chi è il sapiosessuale
Agli occhi di un non sapiosessuale, quest’ultimo potrebbe apparire come un soggetto noioso e pesante. La realtà è che il partner, parimenti sapiosessuale, valorizza le idee, i programmi e le proposte per attività varie ed escursioni.
Il non sapiosessuale storce il naso a sentir parlare di musei, mostre, di viaggi e gite per siti culturali. Il sapiosessuale, invece, è entusiasmato da tali proposte e le preferisce a quelle relative ai giri presso i centri commerciali o le note catene della grande distribuzione.
Allo stesso modo, il tenore delle conversazioni crea uno spartiacque. Il sapiosessuale tratta marginalmente e “en passant”, senza farsene una ragione di vita, argomenti quali il calcio, la moda, il gossip, nuovi modelli di automobile o di cellulare; preferisce dissertare su altre tematiche, di cultura, storia, filosofia, sociale.
A volte, può capitare che lo slancio passionale parta da una persona di bassa o media formazione poiché rapita dalla capacità oratoria dell’altra e da discorsi raramente ascoltati nella propria esistenza, come una nuova esperienza.
Non è detto, quindi, che in una coppia sapiosessuale i partner siano entrambi dei dotti. La sapiosessualità trova anche adesione presso coloro che, delusi dall’aspetto cinico e materiale dei siti di incontri o amicizie online, vorrebbero trovare l’anima gemella e dal cervello brillante.
La ricerca sulla sapiosessualità
A proposito della sapiosessualità, l’Ansa, l’8 gennaio del 2018 scrive:
“Secondo un nuovo studio della University of Western Australia, pubblicato sulla rivista Intelligence, riguarda circa un giovane su 10. Lo studio ha preso in esame le preferenze in termini sessuali o di rapporto romantico di 383 persone, tra i 18 e i 35”.
L’autore della ricerca è uno psicologo australiano, Gilles Gignac che, nell’agosto successivo, sul sito della stessa Università e sul British Journal of Psychology, mette, comunque, in guardia sul fatto che la troppa intelligenza potrebbe far risultare “meno attraenti” e “generare insicurezza in alcune persone”.
La statistica
Per capire meglio il quadro del fenomeno, nel contesto del nostro Paese, è utile valutare i numeri dell’istruzione. L’Istat elenca i dati dell’istruzione scolastica, basati sull’anno 2019 ed espressi in migliaia.
Nella fascia di età compresa fra i 15 e i 64 anni sono:
- 1.796 in possesso della licenza elementare o nessun titolo di studio;
- 13.625 con licenza media;
- 2.361 con diploma 2/3 anni (qualifica professionale);
- 13.962 con diploma 4/5 anni (maturità);
- 6.684 con laurea e post-laurea.
Nel Report pubblicato il 15 luglio del 2019 e riferito al 2018, in merito ai livelli di istruzione e ritorni occupazionali, l’Istat precisa:
“In Italia, la quota di 25-64enni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è stimata al 61,7% nel 2018 (+0,8 punti percentuali sul 2017), un valore molto inferiore a quello medio europeo, pari a 78,1% (+0,6 punti sul 2017). Su questa differenza incide la bassa quota di 25-64enni con un titolo di studio terziario: meno di due su dieci in Italia (19,3%, +0,6 punti rispetto all’anno precedente) contro oltre tre su dieci in Europa (32,3%, +0,8 punti rispetto all’anno precedente)”.
Una relazione vera
Le critiche protendono verso un eventuale atteggiamento discriminatorio, elitario e spocchioso da parte del sapiosessuale; in genere, questo ricerca solo una relazione, intima, di qualità di contenuti ma non pretende, necessariamente, di esser un tuttologo e onnisciente.
Quando la cultura diviene sfoggio del proprio sapere, da novelli scribi, tornano utili le parole di San Paolo:
“La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”.
In tal caso non si è più sapiosessuali ma si arriva al punto di circonvenzione di persona meno preparata e più suggestionabile. È auspicabile che, in una coppia, le intenzioni siano chiare e non basate sull’onda emotiva del periodo; altrimenti si rischia, pur di assecondare il partner un po’ volubile, di alternare sforzi e periodi di grande attenzione allo studio ad altri di carattere più materiale per poi tornare sui primi passi e così via.
La relazione deve essere vera e fondata: come non dovrebbe essere esibito ad amici e parenti un partner di grande bellezza così non dovrebbe esserci ostentazione di un legame con l’intellettuale di turno.
La tendenza a ricercare partner profondi, di sentirsi legati con complicità e intesa cerebrale, favorisce e appaga anche il resto della vita di coppia. Fa ben sperare anche sulla crescita morale e sociale della comunità.
Saper intavolare una profonda e dotta conversazione, in ogni caso, non deve penalizzare coloro che, per difficoltà economiche e sociali, non abbiano ricevuto una doverosa formazione scolastica e didattica. Questi vivono la propria semplice situazione con dignità, umiltà e curiosità di imparare; proprio per queste virtù, sono anch’essi destinati a interessare gli occhi e le orecchie del prossimo.
Marco Managò (Interris.it)