In uscita oggi per LaPilla Records/Ponderosa Records “Mi Sono Giusto Allontanato Per Un Attimo (Prima Parte)”, quinto album del cantautore brianzolo- attualmente di stanza in Sicilia- Stefano Vergani, Targa SIAE come miglior autore emergente al Club Tenco 2004 e finalista nel 2015 a Musicultura.
“La seconda parte del progetto vedrà la luce nell’autunno prossimo- spiega Vergani. Piuttosto che uscire con un solo singolo, che avrebbe potuto suggerire un’idea distorta del progetto, abbiamo preferito pubblicare ben sette pezzi, che potessero più fedelmente rispecchiare l’anima del disco. Si tratta di una sorta di cambio di rotta, ho voluto avvolgermi in un tessuto sonoro diverso, distanziandomi dalla mia produzione precedente.”
Di virata stilistica la critica aveva già parlato nel 2014, con la pubblicazione di “Applausi a prescindere”, il primo progetto solista di Vergani, nato dopo la fine della collaborazione con l’ “Orchestrina Pontiroli”, poi divenuta “Orchestrina Acapulco”.
“In quella occasione l’unico cambiamento è stato lo scioglimento della band con la quale suonavo; decisi di uscire solo con il mio nome senza che però ci fosse alcuno stravolgimento nelle sonorità e nei temi…ho continuato a lungo a camminare su di un sentiero già tracciato; ora, in parte, ho cambiato direzione.”[foto id=”283188″]
Dopo l’esordio nel 2005 con “La musica è un pretesto la sirena una metafora” (V2 Records) fino ad “Applausi a prescindere” (2014) certa critica ha analizzato la produzione di Vergani in termini di diretta derivazione (percepita come disvalore)/tentativo di affrancamento (percepito come progresso) da alcuni modelli cantautoriali; Capossela, Conte, Jannacci, Fossati e Gaber su tutti. Una griglia di valutazione un po’ angusta, probabilmente, che eleva la discontinuità a criterio estetico e valore culturale.
Vergani non sembra interessarsi, però, a disquisizioni puramente teoriche su epigonismo, culto dell’originalità e originarietà. “I nomi che lei ha citato sono stati praticamente la colonna sonora della mia infanzia e della mia giovinezza tutta e, se alla critica interessa accostarmi per forza di cose a questi mostri della musica, – spiega con l’inattaccabile candore di chi non si prende troppo sul serio- a me fa sostanzialmente piacere!”
Schiettezza per schiettezza, il “ranch” nei pressi di Noto, di cui si parla nella nota stampa, non è altro che ” una piccola casa di campagna. Ci sono momenti in cui la vita non va esattamente dove pensavi e allora ti allontani…non solo in senso geografico, dalla Brianza alla Sicilia, ma anche dall’esistenza che sei ormai abituato a condurre.”
Il risultato di questa presa di distanza, anche dalla città come dimensione velleitaria e inumana, divisiva e straniante ( si ascolti “Il silenzio non mi piace più”), è un album meditato e da meditare. Prodotto artisticamente da Francesco Arcuri (polistrumentista che ha collaborato sia live che in studio, tra gli altri, con Vinicio Capossela, Alessandro Mannarino, Ludovico Einaudi) “Mi sono giusto allontanato per un attimo” sembra sfidare la gravità esistenziale con agrodolce ironia, intrecciando confessione autobiografica e trasfigurazione, colloquialità e gusto letterario, esistenzialismo nostalgico ed elogio della leggerezza.
Non manca una sorta di monito semiserio, (“rivolto anche a me stesso”, precisa Vergani) a spogliarsi della toga autocompiaciuta da poeta engagé: “Colleghi sedicenti cantautori/ ritorniamo alle montagne verdi / a quel mazzolino di fiori/Finiamola con questo fare austero/ Siamo sempre incazzati o tristi/ Questo nostro vedere tutto nero non ci rende grandi artisti.”
P.s: Per Rosita, il maiale nero che fa capolino dalla copertina, fieramente irriverente, “applausi a prescindere”.[foto id=”283192″]C.Erba