Ospedale San Martino. Altro duro colpo inflitto dall’ANAAO al “bullismo amministrativo”, sottolinea il Segretario Aziendale ANAAO ASSOMED ASSL Oristano e vice Segretario Regionale ANAAO ASSOMED Sardegna, Luigi Curreli, che in una nota evidenzia le sue teorie, mettendo in risalto il fatto che “La scrivente organizzazione sindacale rende noto il recente successo ottenuto nella difesa dei diritti dei propri iscritti. Il Tribunale di Oristano conferma la Ordinanza che sospende le guardie interdivisionali e la doppia reperibilità dei medici della U.O.Medicina nella U.O.Neuroriabilitazione del San Martino.
Il fatto riguarda tre dirigenti medici della U.O. Medicina dell’Ospedale San Martino di Oristano che nel mese di giugno 2017, hanno presentato ricorso contro la determinazione aziendale che imponeva a loro e ai loro colleghi la guardia interdivisionale e la doppia reperibilità nella U.O. di Neuroriabilitazione. Il giudice di prima istanza disponeva la sospensiva d’urgenza della determinazione aziendale. Contro tale provvedimento la ATS opponeva successivamente reclamo, ma il Tribunale di Oristano con decreto di rigetto n.1613/2018 del 31/05/2018, nel rigettare il reclamo presentato dall’ATS ha confermato il provvedimento di urgenza disposto dal Giudice di prima istanza, che stabiliva la reintegrazione dei dirigenti medici ricorrenti, iscritte all’ANAAO ASSOMED e rappresentate dall’Avocato Giacomo Doglio, nelle mansioni tipiche del profilo specialistico di appartenenza. Le ragioni della decisione sono la mancanza di specializzazione adeguata allo svolgimento dell’ulteriore compito assegnato e la considerazione dello stress dovuto alla consapevolezza del rischio di potere somministrare in condizioni di urgenza, in assenza delle necessarie competenze professionali, cure inadeguate ai pazienti. In pratica la ATS, per mere esigenze di contenimento della spesa, non ha tenuto conto e ha palesemente equivocato sul corretto intendimento delle Tabelle ministeriali che regolano le affinità ed equipollenze fra le diverse specializzazioni mediche, destinando ad impegni che esulano dalla loro specializzazione dei medici di una unità operativa, senza nemmeno prevedere la reperibilità dello specialista di riferimento. Ciò appare alla scrivente organizzazione sindacale, ancora più grave se si tiene conto che di questo nuovo assetto organizzativo non si ha riscontro in un Documento di Valutazione del Rischio che abbia data certa, e che tenga conto dei rischi professionali e anche fisici derivanti dall’ulteriore incarico di lavoro. L’ASL e poi l’ATS sono in pratica andate avanti per la loro strada, noncuranti dei rischi per i pazienti e per i professionisti, dimostrando allo stesso tempo una leggerezza e un’arroganza disarmanti. Ma, in quale contesto è maturata la vicenda? I medici della medicina, si trovano già in carenza di organico, relativamente al numero e alla tipologia di posti letto, dal momento che si trovano a dovere seguire contemporaneamente 58 pazienti in reparto, di cui 8 richiedenti cure di tipo semi intensivo e almeno 10 letti in appoggio nei diversi reparti. Il rapporto fra numero di medici e numero di pazienti da seguire, diventa addirittura insostenibile se a questi si sommano gli altri 10 pazienti ricoverati nei letti della Neuroriabilitazione. Quanto esposto è di particolare rilevanza perché ci consente di ribadire dei principi fondamentali per la professione medica:
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I problemi di gestione finanziaria e di contrazione della spesa non hanno rilevanza autonoma. Non possono quindi mettere a rischio la salute del paziente e la sicurezza e onorabilità professionale del lavoratore.
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Le tabelle ministeriali di affinità e di equipollenza non hanno un valore relativo, non sono un canovaccio da interpretare a piacimento, ma hanno un valore assoluto. Questo vuol dire che non si può mettere a rischio la professionalità del medico specialista in una certa disciplina affidandogli compiti per cui non è preparato; ma anche che non si può mettere a rischio la incolumità fisica del paziente affidandolo alle cure di un professionista di una specialità estranea alle cure di cui ha bisogno in quel momento.
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I carichi di lavoro sono un fattore importante per la sicurezza. Non si può sovraccaricare il lavoratore di compiti che sono al di là della umana sopportazione. L’eccesso di lavoro aumenta la probabilità di errore e può avere gravi conseguenze sulla salute stessa del lavoratore. Se poi questo eccesso di lavoro comporta anche una serie di prestazioni inappropriate per la propria formazione specialistica, il rischio è ancora più aumentato.
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Il datore di lavoro deve prestare attenzione ai rischi cui è esposto il lavoratore. Sembra una cosa ovvia, soprattutto di questi tempi. Eppure, anche in ambito sanitario questi obblighi vengono spesso violati. I luoghi e gli orari di lavoro sono spesso insalubri e poco idonei a tutelare quel bene supremo chiamato salute. Spesso questi obblighi vengono rispettati solo in modo formale con documenti solo di facciata che non rispecchiano quanto accade nella realtà. Nel nostro caso, ancora più platealmente, non ci si è presi nemmeno la briga di rispettare la forma stilando un Documento di Valutazione del Rischio.