“Scongiurato il pericolo di fermata dell’Afo 2 e dell’ex Ilva; ora ArcelorMittal rispetti le prescrizioni vincolanti emesse dal Giudice del Riesame per evitare di avere nei tempi prescritti rischi di incidenti e non ritrovarci nelle medesime condizioni al termine dei tempi stringenti previsti dal dispositivo giudiziario. Ora chiediamo il rientro al lavoro dei 1.273 in cigo e dei circa 1.900 in cigs per evitare migliaia di esuberi strutturali”.

“Ci aspettavamo un’altra decisione del Giudice di Taranto dopo l’ok che era arrivato dalla Procura. Ma, al di là dell’atto giudiziario, la questione dirimente e gravissima è stata la strumentalizzazione di ArcelorMittal, che ha richiesto la cassa integrazione per un numero sproporzionato di lavoratori per la fermata dell’altoforno 2. Dall’incontro di ieri il Governo è risultato incapace e impreparato, sia rispetto alla richiesta di cassa integrazione dell’azienda, sia rispetto al piano industriale, presentando solo ipotesi e non portando nessuna novità rispetto a quanto uscito sui quotidiani nei giorni scorsi”.

“ArcelorMittal ha comunicato, alle organizzazioni sindacali nazionali e alle Rsu del sito di Taranto, la decisione di avviare la procedura di richiesta di cassa integrazione straordinaria per il sito pugliese per 3.500 lavoratori, dopo il rigetto dell’istanza del Giudice sulla continuità produttiva dell’altoforno 2. La decisione di ArcelorMittal è di una gravità inaudita poiché, anzichè verificare tutte le alternative possibili per non ricorrere a uno strumento cosi invasivo, utilizza il provvedimento del Giudice per ottenere i risultati che si era prefissata: utilizzare i lavoratori come scudi umani. La multinazionale non aspettava altro che lo stop all’altoforno 2 per accelerare il suo progetto di morte per lo stabilimento di Taranto e degli altri siti italiani del Gruppo. Un atteggiamento da sciacalli sulla pelle di migliaia di lavoratori e di famiglie”.