“Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, combattono in modo irreprensibile ogni giorno la criminalità all’interno degli istituti penitenziari e nessuno può permettersi di infangarne il suo nome con ricostruzioni parziali e generiche che offendono una istituzione dello Stato dandone un’immagine non corrispondente alla professionalità con cui opera a difesa della sicurezza e la legalità interna alle carceri” questo il lapidario commento del Presidente USPP (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria) Giuseppe Moretti in merito al servizio di Luca Abete andato in onda sul programma televisivo di Canale 5, Striscia la Notizia.
“Che nelle carceri esista il problema dei traffici illeciti” prosegue Moretti “ed in particolare dell’uso degli smartphone, è un fatto noto sul quale l’Amministrazione Penitenziaria su input del Governo, sta cercando soluzioni che possano evitare i contatti fraudolenti all’esterno, salvaguardando la salute della popolazione detenuta e del personale in servizio nelle carceri, ma imputare alla Polizia Penitenziaria il commercio e la diffusione di questi apparecchi e il traffico di sostanze stupefacenti, è sostenere che sia imperante e generalizzata la corruzione del personale sentenziando su chi, a dispetto di pochissime unità infedeli, lavora con grande spirito di abnegazione e spirito di appartenenza allo Stato, in condizioni sempre più proibitive per la carenza organica, per le risorse strumentali non al passo con la tecnologia che utilizza la criminalità (come ad esempio i droni veicolo di trasporto anche dei telefoni citati nel servizio) e in strutture la cui configurazione è inadeguata ad allocare il numero di detenuti che vi sono ristretti con un sovraffollamento ormai insostenibile.”
Per il Presidente USPP “è inaccettabile il sospetto lanciato dal giornalista, che sembra dare per veritiere dichiarazioni rilasciate a ruota libera dal detenuto protagonista del servizio, che vi sia una connivenza tra il personale e i criminali ristretti e addirittura siano conniventi i Comandanti di Reparto che non farebbero il loro dovere, come sembra voler far intendere lo stesso servizio sensazionalistico andato in onda e ciò senza adombrare alcun sospetto verso le molteplici figure che ogni giorno accedono negli istituti e che rendono complicate le operazioni di controllo da parte del poco personale addetto o l’utilizzo dei droni che al momento resta difficile contrastare.”
In conclusione Moretti nel sollecitare il Ministro della Giustizia Carlo Nordio di difendere l’onorabilità della Polizia Penitenziaria chiede “che sia sospesa la gogna mediatica sul Corpo di Polizia Penitenziaria che rappresenta lo Stato nelle carceri con professionalità e nel rispetto della Costituzione e che siano circostanziati i fatti che vengono narrati al fine di far comprendere che se esistono mele marcie, queste sono in numero insignificante rispetto alla moltitudine di agenti che con sacrificio opera tra aggressioni e detenuti con patologie psichiatriche, oltre che in carceri sovraffollate e vetuste”. In attesa di conoscere le iniziative che saranno poste in essere, di fronte al pressapochismo giornalistico, non ci resta che ricordare il nostro hastag #salviamolapoliziapenitenziaria.