Durante il pomeriggio del 29 novembre al Tribunale di Cagliari si è tenuto un convegno presentato dalla giornalista della Rai Francesca Caria, incentrato sui temi del principio di autodeterminazione sul fine vita e sull’intelligenza artificiale. Ospite d’onore, Marco Cappato; autorevole politico ed attivista nonché protagonista di svariate azioni di disobbedienza civile nel corso degli anni, che avrebbero reso orgogliosi La Boétie e Thoreau. Il fondatore dell’Associazione Coscioni è salito all’altare della cronaca nazionale per via della vicenda Fabiano Antoniani, malato paraplegico che nel 2017 si vedeva negata la possibilità di ottenere una dignitosa morte assistita a causa di un vuoto legislativo. Vuoto legislativo che Cappato ha voluto sfruttare, trasportando Dj Fabo in Svizzera, ove ha potuto ottenere l’eutanasia in virtù delle leggi svizzere a riguardo. Cappato si è successivamente autodenunciato ai Carabinieri di Milano; oggi è invischiato in diversi procedimenti giudiziari, ma ha la stessa energia di sempre, ed è convinto più che mai non solo della legittimità delle proprie azioni, ma anche di quella del proprio codice e della propria battaglia atta a cambiare le cose.
La conferenza si apre attorno alle 15.50, con il monologo dell’avvocato Alias, il quale rimarca “l’onore della lotta che va combattendo Cappato”.
«In Inghilterra» prosegue l’avvocato «vi è un dibattito parlamentare cui partecipano oltre 200 deputati. Ciò rende ancora più grottesco il fatto che in Italia questo fondamentale tema sia ignorato dalle istituzioni, creando una preoccupante crisi di rappresentanza che rendono la volontà del popolo distante dall’agire politico»
Francesca Caria passa poi la parola all’avvocato Maffei:
«Fondamentale avere solidarietà nei confronti di coloro i quali vivono una condizione agli antipodi dell’idea propria di dignità personale; è comune che codesti individui, nella fattispecie, maturino la volontà di porre fine alla propria vita.»
«Trovo che lo slogan utilizzato da Cappato e dalla associazione cui è tesoriere (Coscioni), “A chi appartiene la tua vita?” centri il punto della questione: la vita è un diritto di chi ne è titolare. Ognuno ne deve essere padrone. Questa idea è stata messa in discussione durante il ventennio fascista, e ancora oggi se ne sente il retaggio.»
«Padovani diceva “hanno tolto la pena di morte, ma non fanno nulla contro le vite in pena”. L’Italia, inteso come classe dirigente, non ascolta, e non fornisce gli strumenti di pensiero alle persone, che si ritrovano forgiati solo e soltanto dai movimenti pro vita, che solitamente sono cattolici; “La vita appartiene a Dio”.»
«Il Codice Rocco degli anni Trenta rese il suicidio un atto illecito, poiché lo stato centralista mussoliniano concepiva l’individuo come una pedina utile allo Stato. Con la morte del fascismo, l’Italia diventa un paese liberale ed individualista: i padri costituzionali, nello stilare la Costituzione, non badarono a ciò, figli forse del retaggio fascista. Una regolamentazione è necessaria!»
La parola viene dunque passata a Marco Cappato: «Il tema del fine vita è sempre più dibattuto nel mondo; questa è una battaglia culturale, sociale e politica.»
«Con l’allungamento del processo del morire – merito del progresso in ambito sanitario – dovrebbe aumentare, pari passo, il potere decisionale sulla propria morte. Sono passati 40 anni dalle firme raccolte da Loris Fortuna, onorevole che chiedeva al Parlamento di esprimersi. Possiamo noi, oggi, avere spazio di manovra solo e soltanto mediante la Common Law, costruendo la legge attraverso le persone e i loro procedimenti giurisprudenziali.»
Cappato, successivamente, parla dei casi Welby e Piludu, che hanno colpito il mainstream nazionale per la loro volontà di metter fine alla loro vita e per le sofferenze atroci cui il loro corpo li ha sottoposti.
«In Italia hai un diritto, ed è paradossale che si debba trovare un obbligo per poter non usufruire quello stesso diritto. Meno dell’1% delle persone fornisce delle direttive preventive circa le proprie volontà (testamento biologico).»
«Nel 2013 Coscioni ha raccolto 50’000 firme e una proposta allettante. Mai nessuno ha voluto degnarsi di dare noi ascolto! Per cui, a quel punto, abbiamo deciso di aprire una pagina internet per fornire informazione alle persone, ignoranti delle procedure da compiere in una situazione di fin di vita cui si è impossibilitati ad agire.»
«Ad oggi, e ciò non viene mai riportato nei media più influenti, l’aiuto al suicidio in Italia è legale, a qualche condizioni. In assenza di una norma nazionale, è essenziale un intervento legislativo regionale, anche perché la Corte Costituzionale ha dato la responsabilità delle condizioni al Sistema Sanitario.»
«Tutto fantastico, direte voi. Quanti hanno fatto ricorso a questa possibilità? In quattro. Solo in quattro. È demograficamente impossibile, e questo perché la gente non conosce questo diritto, non sa di possederlo. Federico Carboni è stato il primo: la ASL ha aspettato 2 anni prima di fare un controllo a casa sua per dare il via libera alla morte assistita. Una pazzia! Il Parlamento può intervenire per ridurre i tempi, ma non lo fa, non ne è interessato; perciò l’associazione Coscioni si impegna a proporre che il controllo e il via libera vada obbligatoriamente effettuato nell’arco di venti giorni, non di più. Dj Fabo era pieno di vita, ma era diventato costretto a dover convivere con un dolore troppo forte, insopportabile; perché prolungare le sue sofferenze?»
Dalla sala vengono fatte due domande.
“In Svizzera come funziona? Vi è una lista d’attesa?”
«In Svizzera, l’eutanasia non è un atto medico: egli non è presente, a meno che non sia necessario. È un’autosomministrazione del paziente che, padrone della sua vita, decide di metter fine alla stessa quando vuole. In Olanda è un atto medico, ma rimane autosomministrazione. In Italia, purtroppo, è semplice: non ti puoi uccidere da solo per via della tua disabilità? Beh mi spiace, fatti tuoi.»
“Qual è la situazione nelle Regioni? Vengono fatti passi avanti?”
«Puglia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Lombardia hanno lavorato su delle circolari amministrative in merito. C’è ancora tanto da fare.»
Link al sito web Associazione Coscioni
Simone Soro