Inoltre, considerato che l’accesso delle biblioteche al fondo avverrà per mezzo di acquisti da effettuarsi interamente nelle librerie sarde, anziché sul 70% come accadeva per il decreto Franceschini, è un dato oggettivo che le risorse regionali destinate agli editori sardi saranno fortemente ridimensionate nella loro entità rispetto a quanto previsto dalla RAS. Tenuto infatti conto dei margini della distribuzione (55% sul prezzo di copertina), si arriva a una stima di circa 243mila euro, da dividersi tra una trentina di case editrici locali, nell’ipotesi che tutte le aziende – come non sarà – traggano uguale beneficio dall’applicazione della norma. La restante somma di 1,53 milioni andrebbe viceversa a beneficio della filiera (librerie sarde e distribuzione, regionale e nazionale) e dell’editoria nazionale, massimamente quella rappresentata dai grandi gruppi editoriali. In questo modo si riduce sensibilmente il sostegno a un comparto produttivo che, in una regione come la nostra, meriterebbe un impegno più forte e deciso, soprattutto in un momento di grande fragilità.
Pur riconoscendo che questa misura rappresenta un importante supporto per un settore in difficoltà e un’azione preziosa per il rilancio della cultura locale, i tempi stretti per l’impiego dei fondi che devono essere spesi entro l’anno rendono necessario un dialogo diretto con gli editori per un impiego oculato delle risorse e un loro soddisfacente utilizzo. In ogni caso, gli editori dell’AES si impegnano a promuovere l’offerta culturale dell’isola e a favorire un dialogo efficace con le biblioteche, sempre a sostegno del pluralismo.