Un confronto aperto e onesto che ha visto la partecipazione e gli interventi della consigliera regionale del Pd e presidente della seconda commissione del consiglio regionale Camilla Soru, della professoressa Alessandra Pisu, docente di diritto privato dell’Università di Cagliari, del dottor Daniele Farci, oncologo, vice presidente del Comitato Etico della Sardegna e di Marco Cappato, che ha lanciato un potente video messaggio per i cittadini della Sardegna.
Un dibattito complesso sulla libertà individuale attraverso varie prospettive che compongono questo delicato argomento: politica, giurisdizione e scienza.
Il docufilm “Confine, la scelta di Laura Santi”
L’incontro si è aperto con la visione del docufilm “Confine, la scelta di Laura Santi”, prodotto della collaborazione tra Tgr Umbria e Rai Umbria, realizzato da Giulia Bianconi con il montaggio di Federico Fortunelli.
Il documentario racconta la storia di Laura Santi, 49enne di Perugia affetta da sclerosi multipla, malattia neurodegenerativa molto complessa e imprevedibile che la costringe in sedia a rotelle. Laura non è più una donna autonoma e deve fare affidamento sull’aiuto dell’amorevole marito Stefano e della sua badante per fare davvero qualsiasi cosa: mangiare, lavarsi, spostarsi. Una richiesta di aiuto indispensabile che incide profondamente sulla sua dignità e sul rispetto che ciascuno di noi nutre per sé stesso. Spesso Laura si chiede se questa può essere davvero considerata vita; ed è proprio da questa domanda che nascono e si sviluppano le riflessioni su questo delicato tema.
Questo complesso ma necessario docufilm (disponibile su Rai Play) descrive alla perfezione tutte le difficoltà e la sofferenza che i pazienti, e le loro famiglie, provano, spesso abbandonati a loro stessi dalle istituzioni e dalla società.
Il punto di vista politico
Il primo intervento è stato affidato a Piero Comandini, Presidente del Consiglio Regionale, che ha ricordato la sua stretta vicinanza a Peppino Englaro nella battaglia per sua figlia Eluana, sottolineando come ancora ci sia tanta strada da fare e dimostrando piena volontà di proseguire in tal senso, in coerenza con quanto sempre espresso da questa legislatura a sostegno e a favore di ogni tipo di diritto.
Altri consiglieri regionali hanno manifestato la loro piena disponibilità a riprendere il testo di proposta di legge n.383 relativo alle ‘Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito’ insieme all’Associazione Luca Coscioni e depositarlo per poter procedere.
“Si tratta di un tema non solo di civiltà ma di amore. Abbiamo politicamente un dovere etico e morale in questo senso” dichiara Comandini.
Anche la consigliera regionale Camilla Soru ha sottolineato l’importanza di discutere e confrontarsi su questo delicato tema: “non si tratta di morte ma si tratta di dignità. Purtroppo la politica quando dibatte di questi temi ci va a muso duro, con l’atteggiamento tipico delle campagne elettorali; sembra davvero una contrapposizione tra la vita e la morte ma così non è.”
La morte medicalmente assistita come dovere morale del medico
Il Dottor Mario Riccio ha evidenziato come questi casi in Italia sono lunghi e complicati: ad esempio gli ospedali dove le persone si sono rivolte non avevano ancora costituito le commissioni per poter valutare i criteri per ogni situazione. “Una legge regionale permetterebbe tempi certi e soprattutto una volta accertato che il soggetto risponde ai criteri stabiliti dalla Corte costituzionale l’applicazione sarebbe sicura”.
Perché la morte medicalmente assistita è un dovere morale del medico?
“La moderna medicina ha modificato moltissimo il nostro vivere, ha allungato la vita ha curato e guarito tante patologie ma non tutte queste patologie sono uguali, infatti molte creano situazioni di cronicità.
In queste condizioni di cronicità il paziente non trova più la condizione sperata e ad un certo punto non accetta più questa condizione che è spesso peggiore della morte. Ci sono migliaia di questi casi e il paziente che si trova in questa condizione ha solamente due strade percorribili: le cure palliative (non risolutive e in alcuni casi molto pesanti da sopportare per il paziente) oppure una morte indolore, ovvero la morte medicamento assistita. Io credo che il medico debba rispondere affermativamente anche a questa seconda strada.”
Il ruolo del Comitato Etico della Sardegna
Il Dottor Daniele Farci ha posto, invece, l’attenzione sul ruolo del Comitato Etico in questo ambito, nella speranza che il cammino per la proposta di legge vada a buon fine quanto prima.
“Una volta che la legge viene approvata le richieste provenienti dai pazienti vengono esaminate da una commissione nominata dal servizio sanitario nazionale formata da anestesisti, palliativisti, psicologi; la commissione esprime un giudizio di natura burocratica, ovvero se il paziente richiedente possiede i requisiti per poter accedere.
Il comitato ha un ruolo fondamentale in questo senso perché rappresenta il punto di vista etico e si sofferma su quella che è la reale sofferenza del paziente anche e soprattutto da un punto di vista morale e psicologico. Nella mia esperienza quotidiana di oncologo sono abituato a convivere con la sofferenza dei pazienti e sono abituato a confrontarmi sul tema della morte”.
Il punto di vista giuridico
La professoressa Alessandra Pisu ha espresso il suo punto di vista giuridico sul tema: “Tutte le situazioni che sono state esaminate oggi da un punto di vista giuridico vanno distinte tra loro: alcune situazioni, quali quelle in cui versavano Eluana Englaro e poi anche Welby e Piludu, oggi vedono garantito un vero e proprio diritto.
Un diritto che ciascuno di noi ha in base a una legge dello Stato di rifiutare o interrompere un trattamento di sostegno. Fin qui la nostra libertà è garantita ma non dobbiamo mai dimenticare che tra l’affermazione legale di un diritto e la sua attuazione ci sono vari problemi collegati, ad esempio, all’organizzazione delle strutture sanitarie. Il problema principale oggi è l’attuazione di un’altra forma di libertà di scelta di fine vita, ovvero quella di procedere ad un suicidio medicalmente assistito attraverso la somministrazione di una sostanza letale”.
Rispetto ad un tema così complesso che riguarda la libertà individuale di ciascun individuo i confronti come questo rivestono vitale importanza. Chi deve decidere della vita di una persona? Possiamo essere davvero liberi di scegliere della nostra vita? Come spesso si è chiesta Laura Santi: “questa può essere definita davvero vita?”
Elena Elisa Campanella