Teatro del Segno: “Senza Fiato” di e con Pierpaolo Baingiu -DOMANI (venerdì 8 marzo) alle 9.30 ad Aosta
Una vita davvero fino all’ultimo respiro con “Senza Fiato / Una risata vi seppellirà. A me la fibrosi cistica. (Forse)”, lo spettacolo scritto e interpretato da Pierpaolo Baingiu per la regia di Stefano Ledda e prodotto dal Teatro del Segno in programma DOMANI (venerdì 8 marzo) alle 9.30 al Teatro “Giuseppe Giacosa” in Rue Xavier De Maistre n. 15 ad Aosta per un appuntamento dedicato agli studenti nell’ambito di “Donami un respiro”, un progetto della LIFC Valle d’Aosta ODV in collaborazione con il Teatro Giacosa di Aosta, realizzato con il contributo della Regione Autonoma della Valle d’Aosta.Il teatro diventa strumento di comunicazione, capace di emozionare e coinvolgere, ma anche informare e sensibilizzare la platee e soprattutto i più giovani, per fare luce sulla realtà di una patologia rara (ma non troppo) attraverso le cronache della vita quotidiana del protagonista, alle prese con i sintomi e le conseguenze della malattia tra pregi e difetti del sistema sanitario, paradossi e ostacoli della burocrazia e perfino dubbi e pregiudizi di fronte alla diversabilità. (Il progetto “Donami un respiro” è stato presentato per l’avviso pubblico 3-2023 indetto dall’Assessorato Beni e Attività Culturali, Sistema Educativo e Politiche per le Relazioni Intergenerazionali della Regione Autonoma Valle d’Aosta e finanziato dal Fondo per le Politiche Giovanili, ai sensi della l.r. 12/2023.)
“Senza Fiato” di e con Pierpaolo Baingiu domani ad Aosta
“Senza Fiato / Una risata vi seppellirà. A me la fibrosi cistica. (Forse)”, il monologo satirico di e con Pierpaolo Baingiu, nella mise en scène del Teatro del Segno per la regia di Stefano Ledda, sulle note del sax di Luciano Sezzi e impreziosito da inserti poetici affidati alla voce dello stesso Stefano Ledda (rappresentato anche in forma virtuale con un film documentario durante la pandemia) riprende le tournées nell’Isola e nella penisola, con la forza dirompente di una testimonianza diretta: Pierpaolo Baingiu racconta con ironia la sua storia, dai primissimi ricoveri alle peripezie recenti nei centri specializzati del “continente”, tra ricoveri d’urgenza, giochi proibiti come il calcetto dell’infanzia e surreali incontri in corsia – ma pure nel parcheggio di un ospedale.
“Senza Fiato” – già sulla ribalta televisiva di Telethon, poi in scena nella capitale e in diverse città italiane (prima e dopo, e perfino durante la “sospensione” per il lockdown) è un viaggio nell’universo, sconosciuto ai più, della fibrosi cistica – malattia genetica ereditaria, caratterizzata da alterazioni del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), che determina la produzione dell’omonima proteina – tra sintomi e cure, stralci di normalità e amore per la vita.
Sotto i riflettori – insieme al protagonista – il sassofonista Luciano Sezzi che disegna la colonna sonora e l’attore Stefano Ledda, che interpreta un’antologia di versi “a tema” – da “Ti auguro Tempo” di Elli Michler (che riassume la condizione peculiare dei malati di FC, la cui esistenza si misura su un metro diverso, come se le ore per loro passassero più velocemente) a “Non è mai un addio” e, appunto, “Senza Fiato” del poeta romagnolo Guido Passini (scomparso nel 2015 a soli 35 anni), figura simbolo nella lotta contro la rara patologia, e nell’impegno nel dar voce – attraverso i linguaggi dell’arte – ai malati e alle loro famiglie.
Diario di una vita – davvero – senza respiro
Diario di una vita – davvero – senza respiro, il racconto in chiave autobiografica e decisamente (auto)ironica ricostruisce le fasi della scoperta e della lunga ed estenuante lotta contro la patologia che si manifesta fin dalla prima infanzia, con sintomi la cui forma e definizione, e crudeltà, variano nei singoli casi ma con esito inevitabilmente fatale. Tra gli organi più precocemente e drammaticamente compromessi dalla fibrosi cistica, i polmoni e il pancreas: l’insolita densità del muco, con la tipica tosse grassa, l’insorgere di infiammazioni e infezioni bronchiali, così come la difficoltà nell’assimilazione dei cibi, insieme al deficit nella crescita sono i primi sintomi di una malattia inguaribile (anche se curabile rispetto a decenni fa, grazie ai progressi della ricerca e della medicina).
Intrigante “monologo satirico” sulle sfaccettature di una malattia complessa – “Senza Fiato / Una risata vi seppellirà. A me la fibrosi cistica. (Forse)” è diventato ormai un vero e proprio spettacolo prodotto dalla compagnia cagliaritana Teatro del Segno con la regia di Stefano Ledda.
«Sono convinto che in questo nostro tempo fare teatro sia utile e necessario, e il linguaggio teatrale riesca a comunicare in maniera efficace ciò che è difficile esprimere altrimenti» spiega il direttore artistico del Teatro del Segno, «e la realtà della vita di Pierpaolo, il suo modo diretto e ironico di raccontarla, mi hanno fatto scoprire un mondo che ignoravo. Penso a come lui utilizza l’esempio della cannuccia per spiegare la sua difficoltà nel respirare, un esempio molto efficace e preciso, che acquista senso mentre lo dice, se lo guardi mentre lo dice capisci improvvisamente e hai l’esatta percezione di quel che succede. E’ già teatro».
Humour e leggerezza per raccontare la condizione di un malato di FC
“Senza Fiato” descrive con humour e leggerezza la condizione di un malato di FC – una surreale normalità, in cui l’età dell’innocenza e dei giochi è scandita dai ricoveri e dagli interventi chirurgici, e la tipica raccomandazione materna «non sudare» assume un tono più intimidatorio e catastrofico (pur con le immancabili, adolescenziali trasgressioni); e la situazione continua ad aggravarsi con gli anni fino al ricorso all’ossigeno e – extrema ratio – al trapianto.
Si parte con l’irrinunciabile occlusione intestinale – alla nascita – e le inutili terapie, fino alla diagnosi, con operazione chirurgica e coma, ma anche la sorprendente reattività e il forte amore per la vita del bimbo che nonostante tutto ce la fa, e trascorre così i suoi primi anni tra aerosol, fisioterapia e enzimi pancreatici. Poi la felice parentesi negli scout, quasi un breve istante di quiete – prima della tempesta. La malattia si fa via via più invadente, e così le cure, i ricoveri, le iniezioni endovenose, i dosaggi di antibiotici – e gli effetti collaterali: l’ospedale diventa parte del paesaggio, un luogo dove le esistenze si sfiorano, si contano le assenze, ci si scontra con l’ottusità del sistema e le carenze della malasanità.
La coscienza della malattia conduce il protagonista alla scelta di impegnarsi nel sostenere la causa dei pazienti affetti da FC, con la certezza che solo attraverso dei Centri di Cura d’avanguardia si possa far fronte ad una patologia così complessa sul piano della prevenzione, della diagnosi e della terapia – esistono oltre mille possibili mutazioni del gene CFTR (cromosoma 7), solo in parte collegabili all’insorgere della malattia (circa il 70% dei casi è dovuto all’allele delta F508, mentre il 20% è correlato con altre 30 mutazioni). In Italia una persona su 25 è portatrice sana della malattia – una coppia di portatori ha invece una probabilità su quattro di generare un figlio affetto da FC.
La storia di Pierpaolo Baingiu
La storia di Pierpaolo Baingiu riassume perfettamente lo “stato dell’arte” della ricerca sulla fibrosi cistica – la sperimentazione di nuovi farmaci, la progressiva “assuefazione” e la conseguente minore reattività dei ceppi batterici agli antibiotici, il deterioramento delle pareti venose, le speranze e le delusioni davanti a nuove ipotesi di cura. Le malattie rare rappresentano un enigma per la scienza – e una sfida per la medicina: per la FC son stati raggiunti in pochi decenni risultati significativi, e se negli anni Cinquanta difficilmente si superava l’età prescolare, attualmente l’aspettativa di vita sfiora i 40 anni. L’astrazione dei numeri non maschera però il dramma di chi vive in prima persona lo scorrere inesorabile dei minuti, delle ore e dei giorni, con la consapevolezza che la scoperta di una nuova molecola potrebbe cambiare il corso delle cose – prima che sia troppo tardi.
“Senza Fiato” mette l’accento sull’importanza strategica e la necessità di sostenere la ricerca scientifica – per la FC come per le altre patologie, più o meno gravi e invasive, rare e no, e rende possibile a chi ascolta di immedesimarsi fino in fondo in un’esistenza un (bel) po’ più complicata del solito, ma piena di allegria e gioia di vivere – oltre che delle piccole noie e dei fastidi di ogni giorno, che diventano quasi segnali di “normalità”. Un monologo speciale – una testimonianza in prima persona, che apre ai cosiddetti “sani” più di uno spiraglio sulla realtà di chi per tutta la vita deve convivere con i capricci e le specificità di una malattia, ma lo fa con coraggio e passione, con lucidità e perfino con umorismo.
“Senza Fiato/ Una risata vi seppellirà. A me la Fibrosi Cistica. Forse” di e con Pierpaolo Baingiu è il cuore di un progetto di “teatro sociale” a cura del Teatro del Segno con l’intento – spiega il direttore artistico Stefano Ledda – di «divulgare la conoscenza di una patologia genetica rara (ma non troppo) sottolineando l’importanza del pensiero scientifico e della ricerca e della responsabilità individuale nella tutela della salute e rispetto a questioni importanti e attuali come la “cultura del trapianto”».
La fibrosi cistica
La fibrosi cistica (un tempo conosciuta come “mucoviscidosi”) è dovuta a una mutazione del gene CFTR, che determina la sintesi della proteina chiamata CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator), deputata al regolare funzionamento delle secrezioni di molti organi. La malattia si manifesta in chi nasce con la doppia copia del gene mutato: il gene mutato fortunatamente è recessivo, ma in Italia i portatori sani (con un solo gene CFTR soggetto alla mutazione) sono uno/a ogni 25 persone circa e una coppia di portatori sani, a ogni gravidanza, ha una probabilità su quattro di avere un figlio affetto da fibrosi cistica.
La fibrosi cistica altera le secrezioni di molti organi che, risultando più dense, disidratate e poco fluide, contribuiscono al loro danneggiamento. A subire il maggiore danno sono i bronchi e i polmoni e nel tempo le infiammazioni si aggravano fino a causare insufficienza respiratoria. Il progredire del danno pancreatico porta invece all’insorgenza del diabete. Le altre conseguenze riguardano l’intestino, il fegato, le cavità nasali e nel maschio i dotti deferenti. Tra le caratteristiche evidenti, fin dall’infanzia, e utili per diagnosticare la malattia il “sudore salato”.
Fondamentali nel determinare gli esiti della malattia – che fino agli anni Cinquanta non permetteva ai bambini di raggiungere neppure l’età scolare – i protocolli di cura: oggi l’aspettativa di vita è intorno ai quarant’anni. Un risultato importante, reso possibile dai progressi della scienza medica e della farmacologia, che apre a nuove speranze per il futuro. Tra le terapie nelle fasi avanzate della malattia il trapianto di organi gioca un ruolo essenziale nel determinare il destino di un paziente, con l’auspicio che ulteriori scoperte permettano di arrestare o almeno rallentare in fase precoce il decorso della malattia, e intervenire efficacemente come accade per alcune terapie sperimentali almeno su alcuni tipi di mutazione del gene CFTR.
“Senza Fiato/ Una risata vi seppellirà. A me la Fibrosi Cistica. Forse”
“Senza Fiato/ Una risata vi seppellirà. A me la Fibrosi Cistica. Forse” di e con Pierpaolo Baingiu si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e dell’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari e il contributo della Fondazione di Sardegna.
Il progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, il Comitato la Casa del Quartiere – Is Mirrionis, La compagnia Salvatore della Villa, La Parrocchia di Sant’Eusebio, il Teatro Tages, La Cooperativa Passa Parola, Il Teatro Impossibile, La società Cooperativa Tazenda, l’Accademia Internazionale della Luce, il Baracco Teatro dei burattini, l’Associazione Culturale Musicale Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt”, la Compagnia dei Ragazzini di Cagliari diretta da Monica Zuncheddu, e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
L’autore
Pierpaolo Baingiu nasce a Nuoro il 30 Giugno 1983. In giovane età la sua vena poetica lo porta a forti percorsi introspettivi convincendolo a condividere in varie presentazioni a spasso per il rione, delle composizioni di dubbia semantica. Passa quindi alla prosa e dopo il rifiuto dei Centri Commerciali di inserire le sue opere tra i libri venduti a peso e della Mondolibri di metterle tra le scelte che andranno al macero senza essere neanche mai essere state gratuite, diventa capo redattore del giornalino del liceo. La gloria è a un passo, ma non arriva.
Ha il colpo di genio quando fa coming out parlando della sua malattia: la fibrosi cistica. Ora tutte le composizioni hanno un senso. Partecipa a Senza Fiato 2, testimonianze e poesie pro Fibrosi Cistica (Fara 2010) col componimento “Quattordici buoni motivi per avere la fibrosi cistica” e a Senza Fiato 3, inserendo una postfazione nello stesso stile di Steve Jobs nel discorso all’università di Stanford. A trent’anni autopubblica la sua prima opera, “L’esorcismo”, frutto di un travaglio mentale durato quasi dieci anni. Filo conduttore in tutte le composizioni è la ricerca della risata pensata, della battuta cinica, ostracizzando la volgarità gratuita ed esagerata.
Dal 2007 al 2012 ricopre la carica di presidente dell’Associazione Regionale Fibrosi Cistica ONLUS (www.fibrosicisticasardegna.it) che dà voce alle famiglie dei pazienti, alle loro esigenze. L’associazione contribuisce a migliorare l’equipe del Centro, finanziando master di fisioterapia e la formazione di un nuovo pediatra. Attraverso le manifestazioni viene dato modo alle persone di conoscere la malattia e nello stesso tempo viene finanziata la ricerca scientifica, aspetto fondamentale ma non unico, vista l’importanza della qualità delle cure.