(Adnkronos) – Nella ricetta per governare le liste d'attesa il primo passo sono i dati, "fondamentali per individuare i punti critici su cui intervenire" e che devono essere "uniformi" tra le diverse Regioni per poter fornire un quadro chiaro. Poi ci sono le azioni concrete. "Se si intervenisse su 3 direttrici già individuate i tempi di attesa sarebbero molto ridimensionati", spiega all'Adnkronos Salute Maria Pia Randazzo, responsabile dell'ufficio Statistica e flussi informativi sanitari dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). I dati "ci fanno capire dove si sta andando e come intervenire tempestivamente. Ad oggi sulle liste d'attesa non abbiamo informazioni uniformi perché sui siti delle Regioni si pubblicano informazioni basate su criteri differenti. Ora però si sta andando verso un'altra direzione", aggiunge Randazzo ricordando che la Conferenza Stato-Regioni sul tema ha appena approvato le linee di indirizzo per i siti web delle Regioni, che permetteranno di avere un quadro più chiaro e omogeneo. Il passo successivo sono gli interventi concreti. A partire dalle prenotazioni concentrate in un unico punto di riferimento, "in maniera tale che non ci sia la frammentazione delle richieste. Se si gestisce con il Cup tutta l'offerta – sottolinea Randazzo – è più probabile che la domanda possa essere soddisfatta. Spesso, invece, accade che il privato accreditato ha agende a parte e prenota in maniera parallela". Il secondo punto "è la presa in carico dei pazienti che hanno avuto già una diagnosi con percorsi predefiniti. Dopo la diagnosi, l'assistito non deve ancora andare in giro a prenotare i controlli. La presa in carico presuppone, infatti, che tutto venga fatto in maniera automatica". Terzo punto "è l'attenzione all'appropriatezza, perché non tutti gli esami sono effettivamente utili. Se si intervenisse su queste 3 direttrici – è convinta l'esperta di Agenas – i tempi di attesa sarebbero molto ridimensionati". —[email protected] (Web Info)
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