Pazienti da tutta l’Isola per l’“Infusion team”
Nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Lanusei si impiantano speciali cateteri che migliorano le terapie endovenose
Lanusei 28 marzo 2023 – Si chiama “Infusion team” e si può considerare una piccola eccellenza dell’ospedale di Lanusei. Un’équipe di professionisti composta da medici e infermieri del reparto di Anestesia e Rianimazione del N.S della Mercede, capace di posizionare nei pazienti che hanno bisogno di terapie endovenose (soprattutto chemioterapiche) degli speciali cateteri in grado di migliorare la qualità del trattamento. Il team dell’ospedale di Lanusei è uno dei pochi in Sardegna che attualmente effettua questo tipo di procedure.Francesco Loddo, direttore della struttura complessa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Lanusei:
«Abbiamo pazienti che arrivano da diverse parti dell’Isola. S\oprattutto da zone limitrofe all’Ogliastra, come ad esempio il Nuorese, il Sarrabus, il Goceano e anche la Planargia. Il numero delle procedure che abbiamo effettuato negli ultimi tre anni è andato progressivamente in crescendo dal 2020 al 2022 abbiamo eseguito oltre 200 impianti, mentre quest’anno siamo già a quota 40. Se il trend continua ad essere questo, chiuderemo il 2023 con oltre 120 procedure».
In particolare, il team del reparto di Anestesia e Rianimazione è specializzato nell’impianto del Port-a-cath e del Picc. Il Port-a-cath è un dispositivo composto da due parti: il catetere e il reservoir, una piccola camera di circa 3 cm di diametro. I medici posizionano il Port nel sottocute, in una sede appropriata del torace. Richiede un piccolo intervento chirurgico della durata di circa 40-60 minuti. Per questo ci sono due medici che eseguono l’operazione.
La prima fase prevede l’incannulazione di una grossa vena centrale giugulare. Il catetere viene fatto avanzare fin quando la punta non si trova in prossimità del cuore. La seconda fase riguarda l’impianto del reservoir. Il medico fa una piccola incisione in modo tale da creare una tasca sotto la cute, dove alloggiare il reservoir che il dottore connette al catetere venoso.
Il Picc, invece, è un catetere che viene inserito nel sistema venoso centrale. Attraverso una puntura viene entra in una vena profonda del braccio. Il medico lo fa avanzare finché la punta non si trova in una vena in prossimità del cuore. La procedura può essere effettuata da un infermiere o da un medico specializzato in accessi venosi.
Il dottor Loddo continua:
«Port-a-cath e Picc consentono un collegamento sicuro, rapido, stabile e duraturo al sistema venoso, senza necessità di ricerca, ad ogni seduta chemioterapica, delle vene periferiche del braccio incrementando così il comfort del paziente. Grazie a questi dispositivi si diminuisce fortemente la possibilità di danni alle vene, vista anche la potenziale lesività dei farmaci chemioterapici».
Lo svolgimento di queste due speciali procedure sarebbe però più difficile senza il coinvolgimento di tutti i camici bianchi del reparto. «Medici e infermieri impiantisti hanno un ruolo fondamentale – conclude Loddo – ma la collaborazione con il personale della nostra struttura è preziosissima affinché l’inserimento di questi dispositivi vada a buon fine».
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