Ottima risposta di pubblico per la tre giorni di eventi. Interrogativi e prospettive importanti emergono dal prestigioso Workshop di cui vi avevamo fornito informazioni la scorsa settimana
“Il vino è il carburante per le macchine più belle che ci sono sotto il cielo: gli uomini. Chi lavora la terra, i contadini e i vignaioli ma non solo, appartengono alla categoria degli ottimisti per definizione e forse dovremmo imparare da loro a basarsi sulle difficoltà per organizzare la vita e le attività e riprendere a crescere”. Con questo monito poetico Mario Moro, Presidente del Consorzio Vini di Alghero Doc, ha aperto il Workshop “Un turismo Doc”: l’evento che ha raccolto produttori, istituzioni, tecnici del settore e stampa specializzata per riflettere sulle potenzialità, le criticità e le prospettive del turismo enogastronomico ad Alghero e nella Nurra Algherese. Il workshop, presentato dal giornalista Francesco Bruno Fadda (laRepubblica, Gruppo Gedi, Spirito Autoctono La Guida), ha avuto come ospiti Pasquale Porcu (La Nuova Sardegna) e Federico Gordini (Fondatore di Milano Wine Week e World Aperitivo Day).Sono intervenuti, tra gli altri, Giovanni Pinna (Direttore Sella&Mosca) e Giambattista Marchetto (Direttore VinoNews24, Giornalista per Sole24Ore, Food & Wine Italia). L’evento è andato in scena all’interno del palinsesto programmatico del Weekend Alghero Doc (evento organizzato dal Consorzio in collaborazione con il Consorzio Turistico Riviera del Corallo e finanziato dalla Regione Sardegna) che ha invaso la cittadina sarda con degustazioni, workshop, visite in cantina, un prestigioso press tour e intrattenimento artistico di alto livello.
Perno della discussione, il rapporto tra il vino e il territorio e la responsabilità degli attori professionali, delle cantine e delle istituzioni in merito allo stato dell’arte del settore. “Noi – ha continuato Mario Moro – siamo convinti che Alghero sia una città del vino, che il frutto della vite sia un suo pilastro. I cittadini meritano che si producano prodotti che diano lustro alla città. Perché siamo tutti un unico sistema”. La parola sistema è stata la più utilizzata in Turismo Doc capace di contenere in sintesi tutto il senso di questo grande evento alla sua prima edizione. “Ristoranti, territorio, cantine, storia. Un circuito integrato è l’unico modo per creare benessere per il territorio” gli ha fatto eco Pasquale Porcu, prendendo spunto dal sistema di degustazioni messo in atto durante il weekend: da un lato le isole di degustazione all’aperto, dall’altro una serie di menù pensati ad hoc dai ristoranti del centro storico.
Spalla a spalla, vicinanza e coesione sono stati il centro dell’intervento – che ha avuto il piglio del monito per i posteri – di Giovanni Pinna: “Dobbiamo crescere, e per crescere è necessario che le cantine, tutte quelle che insistono sul territorio, partecipino alla vita comunitaria. Per poter avanzare le istituzioni pubbliche e le aziende devono collaborare e comunicare, ci deve essere un rapporto stretto di scambio quasi quotidiano di informazioni fondamentali per il territorio. Invece di snobbare i francesi, la Francia e il loro modo di fare vino, dovremmo imparare almeno questo da loro: l’essenza di comunità, dello stare insieme, del lavorare per il bene di tutti”.
Imprescindibile la lettura che ha dato Federico Gordini dell’enoturismo in Italia oggi: “L’enoturismo è un settore in crescita, uno dei dati più interessanti è che nel weekend l’età media degli incoming delle cantine è di circa 20-30 anni. Vuole dire che aprire il vino alla comunicazione trasversale” spiega, facendo poi un chiaro riferimento all’evento al quale stava partecipando, “serve e funziona per portare questo mondo verso le nuove generazioni”. Fondamentale, per far crescere un territorio all’insegna dell’enoturismo è “improntare le attività in vista della destagionalizzazione, anche e soprattutto in aree dell’Italia a vocazione prettamente stagionale”. Proprio come Alghero e la Sardegna, senza accontentarsi “di quello che il territorio già ha, quasi per grazia ricevuta”, come spiega ulteriormente Giambattista Marchetto. La sfida del futuro, per entrambi, è cercare di creare contenuti per il territorio. “Lavorando insieme alle giuste personalità e professionalità, in modo da creare una vera struttura economica, solida e compatta” continua Marchetto, esperto in formazione nel settore e grande sostenitore dell’enoturismo slow e consapevole. “Nessuno può dirsi troppo forte per farcela da solo”.
Interventi, pensieri e sollecitazioni che lanciano un lazzo verso il futuro, come spiega in chiusura Mario Moro: “Voglio organizzarne ancora tanti, di eventi come questo. Ma dobbiamo esserci tutti, tutti insieme”.
Il Consorzio
Il Consorzio di Tutela dei Vini di Alghero nasce nel 2007 per promuovere e tutelare la DOC “Alghero”, il cui disciplinare è stato approvato nel 1995.
La storia del Consorzio ha però radici molto più profonde ed è strettamente intrecciato alla meravigliosa storia della Sardegna. Nella Nurra Algherese, il territorio che si estende nel nord ovest della Sardegna e che è interessato dalla DOC, la coltivazione della vite ha infatti una storia millenaria (gli studi più recenti datano la coltivazione della vite a più di 3000 anni fa) e ha dato origine negli anni a vini con una forte caratterizzazione e di particolare pregio. Nel corso dei secoli giunsero poi sull’isola popoli diversi che contribuirono non solo ad ampliare la varietà di vitigni presenti nel territorio, ma anche e soprattutto a introdurre nuove pratiche di coltivazione e tecniche di produzione e conservazione del vino.
Il know-how tramandato per generazioni, unito alla peculiarità del territorio e alla coltivazione di vitigni rari e autoctoni come il Torbato o il Cagnulari, ha portato alla creazione di diverse aziende vitivinicole che hanno reso possibile la valorizzazione e la distribuzione in Italia e all’estero dei vini prodotti nel territorio di Alghero e del sassarese. Questo portò, in tempi più recenti, ad avviare la richiesta per il riconoscimento di una Denominazione di Origine Controllata “Alghero”, il cui disciplinare è stato approvato dal MIPAAF nel 1995 e successivamente integrato sino all’attuale stesura.
A tutela di questa denominazione che nacque poi il Consorzio, che riunisce attualmente la quasi totalità delle aziende che rivendicano la denominazione “Alghero” e che hanno sede – oltre che nei territori della città di origine catalana – anche nei comuni di Ittiri, Olmedo, Ossi, Tissi, Usini, Uri e in parte di quello di Sassari.