“Cammino per conoscere, per narrare, per descrivere e per ascoltare. Ora ho un motivo in più: credere ardentemente nella pace”. Lo ha affermato Vienna Cammarota, Ambasciatrice Archeoclub D’Italia, anni 72 che entrerà nella storia. La Cammarota, cilentana, sarà la prima donna al mondo a raccontarci la Via della Seta in epoca contemporanea, percorrendola a piedi. Vienna il 26 Aprile, partirà dal Lazzaretto Nuovo di Venezia, un luogo davvero importante per la storia del Mondo Occidentale e che oggi è possibile vedere, visitare. La Cammarota arriverà a Pechino non prima della fine del 2025 ed attraverserà tante Nazioni: Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, poi scenderò verso la Turchia, Georgia, Iran. Turkimenistan, Azerbaigian, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan, Mongolia ed entrerò in Cina.
Tanti i temi del cammino: la pandemia. Ad esempio Vienna partirà dal Lazzaretto Nuovo dove avvenne la prima Quarantena del Mondo Occidentale. Ma anche la narrazione del nuovo contesto sociale e storico.
“Il Lazzaretto Nuovo, è, tra i lazzaretti veneziani, l’unico ad essere stato pienamente recuperato in questi ultimi decenni. Oggi, dopo i molti restauri realizzati, oltre agli aspetti storico-archeologici e monumentali, è usufruibile anche come area naturalistica e ambientale: un ecomuseo, collegato anche con altre realtà e istituzioni del territorio. A Venezia dopo il “Lazzaretto vecchio” (1423), primo lazzaretto della storia, dove erano isolati i casi manifesti di peste, nel 1468 venne istituita una seconda struttura sanitaria che aveva il compito di isolare i sospetti, detto “lazzareto novo” per distinguerlo dall’altro già esistente, Lazzaretto Vecchio.
Le indagini archeologiche – ha affermato Gerolamo Fazzini, archeologo, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Venezia – compiute dal 1990 ad oggi e condotte sia dalla Soprintendenza per i restauri degli edifici storici, sia negli anni successivi a scopo didattico e di ricerca, su iniziativa dell’Archeoclub d’Italia, in collaborazione e sotto la direzione scientifica anche di università italiane e straniere, hanno avuto un ruolo fondamentale nel rivitalizzare l’isola soprattutto nei periodi estivi. Tali indagini hanno confermato la destinazione dell’intera superficie dell’isola a lazzaretto, riportando alla luce strutture e pavimentazioni delle contumacie, i resti della piccola chiesa di San Bartolomeo con fondazioni medioevali, confermando la presenza di vaste aree cimiteriali interne ed esterne al circuito murario, e restituendo la documentazione materiale riferibile alla curiosa vita umana che ha avuto luogo sull’isola, anche con l’acquisizione di nuovi dati paleo-antropologici e paleo-patologici”.
E numerosi saranno i reperti, i monumenti, gli ambienti, che la stampa potrà vedere venendo al Lazzaretto Nuovo, nel giorno della partenza di Vienna Cammarota.
La grande storia passa per il Lazzaretto Nuovo di Venezia
“La peste, che in alcune zone della Terra esiste ancora è un’infezione batteriche trasmessa dalle pulci dei piccoli roditori. Nel medioevo i veicoli erano i topi neri – ha proseguito Fazzini – (Rattus Rattus) di provenienza medio-orientale che viaggiavano sulle navi. Le città di mare come Venezia erano particolarmente esposte. Non c’erano cure né medicine. L’unica possibilità per poter continuare i commerci con il Levante fu trovata nell’ isolamento dei malati e dei casi sospetti.
Anche le mercanzie (confezioni di sete, lane, pelli, tappeti, ecc.) provenienti dal Levante erano ritenute sospette e pericolose perché si pensava che contenessero aria infetta. In realtà gli imballaggi davano rifugio ai topi e alle loro pulci, le quali pungendo l’uomo per succhiarne il sangue, trasmettevano il bacillo Yersinia Pestis, l’agente patogeno vero e proprio. L’espurgo, cioè la depurazione delle merci (detta anche “sboro” perché si usava arieggiarle con il vento di bora, ritenuto fresco e salutare), effettuata soprattutto con fumigazioni di erbe aromatiche, eliminava i rischi d’infezione, perché eliminava non certo l’aria infetta, ma evidentemente le pulci che si annidavano all’interno delle merci.
Una volta inoculato il batterio inizia l’infezione: l’organismo si difende attivando il sistema linfatico: i linfonodi si ingrossano fino a diventare “bubboni”. La sindrome “bubbonica” è mortale nel 30/40 per cento dei casi. Ma la malattia poi evolveva in peste polmonare: ciò la rendeva estremamente più facile nel trasmettersi (attraverso le vie aeree) e inoltre diventava assolutamente mortale, nel 100 per cento dei casi.
I medici cercavano di difendersi con delle maschere a forma di becco adunco, contenti erbe aromatiche”.
C’è documentazione di tutto ciò. Al Tezon Grande che si trova sull’Isola del Lazzaretto Nuovo ed oggi meraviglioso museo, è possibile vedere testimonianze storiche davvero uniche. Ad esempio le scritte: “La grande scritta, incorniciata come altre con “denti di lupo”, che si trova nella parete all’angolo Nord-Ovest del Tezon Grande: racconta l’arrivo di una nave cipriota nel 1569. È probabilmente una delle ultime navi della Serenissima arrivate dall’isola di Cipro prima della caduta in mano ai Turchi (1571). Per gestire i lazzaretti, per una difesa e prevenzione generale – ha dichiarato Gerolamo Fazzini – e per cercare di tenere più lontani dalla laguna i pericoli di contagio, verso la fine del Quattrocento la Serenissima istituì un Magistrato alla sanità, cioè un’apposita magistratura all’interno dell’ordinamento statale veneziano.
Il palazzo del Magistrato alla sanità si trovava di fronte alla Dogana da Mar, sulla sponda opposta in bacino di San Marco, all’imboccatura del canal Grande. Un’incisione settecentesca di Domenico Lovisa e vari quadri di vedutisti veneziani ne offrono testimonianza.
Con il Magistrato alla sanità fu costituito un grande network soprattutto informativo, di intelligence, a livello internazionale: lazzaretti e controlli sanitari furono fondati e organizzati in tutto il territorio della repubblica, sia in mare, lungo le rotte adriatiche e di Levante (dalla Dalmazia alle isole ionie, al Peloponneso, fino a Creta), sia nell’entroterra”.
Numerose le isole abbandonate. Ecco il modello che ha portato al grande recupero del Lazzaretto Nuovo di Venezia: “Nella Laguna di Venezia ci sono molte isole minori (oltre al centro storico, formato anch’essa da tante isolette), un tempo sedi di conventi e varie attività, lungo le vie d’acqua che congiungevano con il mare o con le vie fluviali dell’entroterra. Queste isole sono state in massima parte abbandonate in tempi moderni, soprattutto a seguito delle soppressioni napoleoniche e dopo le dismissioni militari. Lazzaretto Nuovo e Lazzaretto Vecchio sono tra le poche isole della Laguna ad essere state recuperate, grazie ad una serie di circostanze fortunate – ha concluso Gerolamo Fazzini – e ad una serie di progetti che si stanno concretizzando.
Assieme potrebbero costituire un binomio storico-monumentale ed espositivo di grande importanza innanzitutto per la storia della sanità, oltre che un ruolo identitario, quale luoghi di cultura, per la storia e la civiltà veneziane vittime del turismo di massa.
L’isola è stata salvata dall’abbandono e dal degrado a cui era sottoposta, soprattutto grazie alle attività di due associazioni non profit: l’Ekos Club (dal 1977) e l’ Archeoclub d’Italia (dal 1987), che negli anni hanno saputo richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e quindi sempre nuove energie e finanziamenti per una serie di ingenti restauri.
Grazie soprattutto alle campagne archeologiche e alle attività estive l’isola del Lazzaretto Nuovo oggi è ormai diventata un’area storico-archeologica e naturalistica di grande interesse nella Laguna nord di Venezia.
Dopo essere stata monastero benedettino nel medioevo («Vigna Murata»), dal 1468 fu usata per scopi sanitari e dalla fine del 1700 conobbe l’utilizzazione militare che durò fino al 1975. Dopo il definitivo abbandono nel 1975 da parte dei militari e il passaggio al Demanio, l’isola ha conosciuto anni di degrado e di saccheggi. Fu ricoperta da una vegetazione selvaggia. La custodia e la costanza dei volontari ha consentito il graduale recupero, favorendo una serie di lavori e restauri compiuti da MiBACT, Magistrato alle Acque, Ministero LLPP, Comune.
Interventi particolari sono stati compiuti per il restauro delle testimonianze pittoriche del Tezon Grande con il sostegno dei Comitati Privati UNESCO (Venice in Peril Fund), lavoro che ha portato anche al censimento e conseguente pubblicazione di questi importanti documenti”.
Ed ecco che Vienna Cammarota partirà il 26 Aprile proprio da questo luogo – simbolo dell’eccellenza italiana. Lo farà consegnando nei vari borghi anche le foto – cartolina del patrimonio culturale e dei posti da lei attraversati come di recente i borghi della Via Regia delle Calabrie, la ritrovata Napoli Reggio Calabria dell’ ‘800, grazie allo studio dell’architetto Luca Esposito, storico della Cartografia del Regno di Napoli.