NEL SECONDO ANNO DI PANDEMIA GESTIONE DEGLI OSPEDALI ANCORA ALLO SBANDO
“A due anni dall’inizio della pandemia a Oristano ancora si contano i morti di Covid che non hanno potuto ricevere cure tempestive e adeguate, ma che sono stati costretti ad attendere ore e ore in condizioni respiratorie critiche.
Come può essere giustificata questa strage annunciata oggi? L’impennata di contagi dovuta alle nuove varianti nel periodo più freddo dell’anno non può essere considerata un evento inaspettato per il secondo anno consecutivo. Tuttavia, quanto sta accadendo al Pronto Soccorso di Oristano, è avvolto da un triste senso di impotenza dovuto al fatto che la Regione, nonostante i disperati appelli, non ha risolto alcuna delle criticità rappresentate. Piuttosto ha provveduto ad approntare una riforma della Sanità che ha complicato la situazione, e i suoi effetti nefasti sono evidenti e sono comuni a tutti gli ospedali della Sardegna”.
“Anziani, persone fragili, ma anche chi non si è vaccinato vengono costretti ad ore di attesa dentro le ambulanze, in attesa di ricovero, in attesa di un posto letto. Accolgo l’appello dei cittadini del Comitato per il diritto alla salute della provincia di Oristano che hanno chiesto l’ intervento dell’autorità giudiziaria perché si faccia luce sull’effettivo numero di posti letto Covid dell’intera regione, e sulla loro effettiva disponibilità”.
Così il consigliere regionale del M5s Alessandro Solinas annuncia il deposito di un’interrogazione al Presidente della Regione e all’assessore alla Sanità Nieddu per chiedere l’immediato potenziamento della pianta organica dell’ospedale San Martino.
“Le persone arrivano al Pronto Soccorso e sperano di essere salvate, non di dover attendere su poltrone di fortuna perché i medici e gli infermieri sono in numero insufficiente. Ma dove sono – osserva il consigliere – i medici che l’assessore Nieddu ha dichiarato di avere assunto nei mesi scorsi? Ci troviamo in una situazione peggiore rispetto all’anno scorso, e ancora si attende l’allestimento di una sorta di “area covid” negli spazi del reparto medicina, dove una quindicina tra pazienti e sanitari hanno contratto il covid”.