Tino Bacciu è stato un professore di storia e filosofia. Le sue passioni, da sempre, sono la sua terra (la Sardegna), la sua città (Ozieri), le culture latino americane. Nonostante la preferenza per i saggi, questa volta si è cimentato nel suo primo libro di narrativa di viaggio. Racconta la sua visione di Cuba nel periodo 1997-98 seguendo la strada epistolare: il colloquio con i propri familiari e con le persone che conosce sul posto.
Il libro, edito in italiano da SUSIL EDIZIONI, ha anche una pubblicazione in spagnolo con Circulo Rojo. La sua partecipazione al Premio Internazionale Mario Luzi ha visto una sua segnalazione e la possibilità di essere distribuito in territorio nazionale e internazionale grazie anche al contributo dai Fondi speciali per l’Editoria.
Cuba, luogo geograficamente piccolo, occupa un grande spazio nella scena planetaria. E’ custode di una mitologia politica che la fa amare da moltissimi paesi e detestare da quello più forte al mondo. Custode anche di una mitologia musicale che invece la fa amare da tutti indistintamente, anche da quelli che politicamente la detestano.
Esercita un fascino incancellabile nell’immaginario collettivo anche in coloro che non l’hanno mai visitata grazie a una robusta identità culturale e politica. Obbligata da pesanti sanzioni internazionali a fare da sé ha sviluppato notevoli anticorpi per riuscire a sopravvivere pur con il cappio al collo. Anche i cubani che l’hanno abbandonata professano un amore incondizionato verso la loro terra di origine come si può notare ascoltando le grandi canzoni di Celia Cruz.
Lo scritto nasce da un viaggio compiuto a Cuba negli anni del “ periodo speciale in tempo di pace” (1997/1998) durante il quale nell’isola caraibica vigeva la doppia moneta: il peso per i cubani e il dollaro per gli stranieri.
Gli appunti di viaggio, più che un diario, si configurano come una duplice conversazione. La prima con la famiglia in forma epistolare. La seconda con le numerose persone, uomini e donne, incontrate sul cammino della Revolucion.
L’utopia del buon socialismo cubano che ha spinto l’autore al viaggio, si scontrerà con le palesi contraddizioni della Revolucion, fatte di scarsità di denaro e di merci, di paghe misere dei lavoratori, di povertà diffusa, del doppio standard peso /dollaro e di troppe ragazze dedite al oficio de la flor. Allo stesso tempo riceverà risposte positive dal “cubanismo”, quella particolarissima mescolanza di musica e immensa voglia di vivere che attraversa tutta l’Isola e che contagia qualsiasi visitatore.