I farmaci biologici antipsoriasi favoriscono la Covid?
In un precedente articolo, abbiamo dato spazio alle problematiche inerenti alla gestione della psoriasi in Sardegna durante il primo lockdown, soffermandoci sulle preoccupazioni e i dubbi dei pazienti in cura con i farmaci biologici antipsoriasi.
Due parole sulle terapie biologiche contro la psoriasi
Le terapie biologiche antipsoriasi sono farmaci “intelligenti” che agiscono selettivamente sui mediatori responsabili delle reazioni immunitarie e infiammatorie alla base della malattia, di conseguenza presentano il vantaggio di essere più efficaci e sicuri degli altri farmaci.
Queste terapie mirate si legano a specifiche proteine infiammatorie e le neutralizzano, favorendo la remissione delle placche psoriasiche. Tra le proteine-bersaglio:
- TNF-α (su cui agiscono infliximab, etanercept, adalimumab);
- IL-12 e IL-23 (sulle quali agisce l’ustekinumab);
- IL-17a (su cui agisce il secukinumab).
Farmaci biologici antipsoriasi e Covid-19
Poiché questi farmaci bloccano la reazione immune alla base della psoriasi, tra i soggetti in cura si era diffuso il timore che potessero abbassare le difese immunitarie e perciò favorire l’infezione da Sars-CoV-2 e lo sviluppo della Covid-19.
Nonostante i Dermatologi consigliassero di non interrompere il trattamento, perché gli studi di fase III in era precovid non evidenziavano un aumento del rischio di infezioni respiratorie in chi assumeva i farmaci biologici, alcuni pazienti lo hanno sospeso di propria iniziativa, causando il peggioramento delle placche psoriasiche.
I risultati dello studio PSO-BIO-COVID
In particolare, secondo uno studio supportato dalla Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST), su 12.807 pazienti in terapia con i farmaci biologici antipsoriasi:
- 328 (il 2,6 %) li hanno sospesi senza consultare il medico, principalmente perché avevano paura di essere contagiati;
- 233 (l’1,8 %) li hanno sospesi con l’approvazione del medico, principalmente per sospetta infezione.
La qualità della comunicazione con i pazienti è stata fondamentale, durante questo periodo, affinché proseguissero le terapie con i suddetti farmaci.
Ma i timori dei pazienti erano fondati? I farmaci biologici antipsoriasi aumentano davvero il richio d’infettarsi e sviluppare la Covid in forma severa? Una revisione degli studi clinici pubblicata sul Journal of Clinical Medicine ha cercato di fare un po’ di chiarezza.
La revisione del Journal of Clinical Medicine
Gli autori hanno raccolto una mole di dati notevole proveniente dalle strutture ospedaliere e dai database elettronici di tutto il mondo, inclusi quelli del Nord Italia, duramente colpito dalla pandemia.
Ad esempio, per quanto riguarda il rischio di ricovero per polmonite interstiziale e mortalità causati dalla Covid: uno studio retrospettivo su 6.501 pazienti in cura presso vari Ospedali del Nord (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) ha evidenziato che i farmaci biologici non aumentano il rischio di ricovero, né la mortalità, e altri studi lo confermano.
Il rischio sembra aumentare nel caso di uomini non caucasici, in età avanzata e affetti da malattie polmonari croniche, come evidenziano i dati raccolti in PsoProtect (registro che raccoglie le informazioni sugli esiti della Covid nei pazienti psoriasici di 25 Paesi).
Rischi trascurabili e potenziali benefici
Stando ai dati raccolti finora, dunque, è improbabile che i farmaci biologici aumentino il richio di contrarre la Covid in forma severa, a meno di non rientrare nella casistica di cui sopra, ed è proprio su tali basi che si sconsiglia la sospensione in era pandemica.
Al contrario, è probabile che questi farmaci possano migliorare il decorso della malattia e favorire la guarigione; la maggior parte dei pazienti registrati su PsoProtect (348/374), infatti, si è completamente ripresa dalla Covid ed era in trattamento con farmaci biologici.
Farmaci che neutralizzano la proteina IL-17 quali il secukinemab, infatti, oltre a favorire la remissione delle placche, inibiscono la reazione immunitaria (la “tempesta citochinica”) che causa la progressione della Covid e lo sviluppo della sindrome respiratoria acuta.
Gli studiosi, inoltre, ipotizzano che farmaci come l’infliximab possano addirittura prevenire l’infezione perché neutralizzano la proteina TNF, implicata anche nello sviluppo della psoriasi e presente in livelli elevati nei pazienti Covid (soprattutto in quelli ricoverati).
Ulteriori studi saranno necessari per confermare le potenzialità di questi farmaci. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori!
Jessica Zanza
Fonte: MDPI.