Ciò che è stato immaginato di finanziare con il decreto ristori non ha copertura. I soldi arrivati sono pochi, ma c’è anche chi ha preso zero e chi ha preso senza averne diritto. Le cartelle esattoriali in partenza sono trentaquattro milioni, gli avvisi fiscali quattordici milioni. Per ristoratori, albergatori e molti altri tecnicamente falliti causa pandemia, è di sicuro una notizia che “migliora” l’umore. Sulla testa di milioni di lavoratori privati pende la spada di Damocle dei licenziamenti.
Ci sono settori come il turismo e i trasporti in ginocchio. L’Alitalia ha l’acqua alla gola e non sa come fare a pagare gli stipendi. La bomba sociale dell’Ilva è pronta a esplodere, la mina Aspi non è stata disinnescata. Le previsioni della Commissione europea sulla crescita ci collocano stabilmente in coda con la Grecia tra i pochi Paesi europei che a fine 2022 non avranno raggiunto i livelli del 2019.
D’altro canto siamo entrati nel nuovo ’29 mondiale con l’invidiabile primato di essere l’unico Paese europeo, ci è riuscita perfino la Grecia, a non avere raggiunto i livelli pre-crisi del 2008. Siamo fermi da vent’anni. Siamo in una spirale di miope egoismo che ha nel federalismo della irresponsabilità il suo motore “inerziale” che consente di regalare assistenzialismo al Nord togliendo sviluppo al Sud. Si è riusciti a ridurre il reddito pro capite di venti milioni di persone a poco più della metà degli altri quaranta milioni.