– stravolge la struttura innovativa del PPR;
– ripropone un vecchio modello di recupero del patrimonio edilizio, irrealistico negli attuali scenari;
– è un macigno che blocca sul nascere la proposta di candidatura UNESCO del patrimonio paesaggistico e culturale della Sardegna;
– è in totale contrasto con le politiche europee di cui non si vogliono ottenere le risorse finalizzate al Green Deal.
- Nei giorni in cui il Consiglio Regionale discute della proposta del DDL Piano Casa, che incide sul governo del territorio e abbiamo già espresso a chiare lettere che intende ridurre le istanze lungimiranti del PPR, appare opportuno anche esaminare il contesto regionale ed europeo in cui la discussione si inquadra;
- Nel mese di luglio scorso il Consiglio Regionale ha approvato una mozione, presentata dalla maggioranza, con la quale si impegna la Regione ad attivarsi per il riconoscimento Unesco del patrimonio paesaggistico e culturale della Sardegna;
- Il consiglio Regionale ha proposto il riconoscimento UNESCO del paesaggio culturale ed in particolare dei complessi nuragici della Sardegna, peraltro in maniera non rigorosa tralasciando di evidenziare la forte alterazione provocata proprio dallo sviluppo urbano e degli insediamenti turistici in modo disordinato ed aggressivo.
- Certamente in linea generale si tratta di una proposta interessante e positiva a patto che venga corredata di un sistema di esplicitazione rigorosa del complesso delle sue caratteristiche culturali e storiche. Per cui si è chiaramente trattato di una manifestazione d’intenti che, a voler prendere sul serio la volontà di valorizzare un patrimonio straordinario e paesaggisticamente unico quale quello sardo, è propedeutica ad un impegno culturale e scientifico, che non può che partire dall’impianto del PPR e dal suo rafforzamento quale base portante e faro per illuminare qualsiasi prospettiva innovativa.
- E’ abbastanza evidente che contrapporre ai diecimila siti nuragici altre diecimila e più brutture casuali sparse sul paesaggio, distrugga il presupposto per il riconoscimento UNESCO
- A questo punto è doveroso rimarcare che UNESCO nelle sue Linee Guida dichiara a chiare lettere che giudicherà le proposte sulla base della COERENZA complessiva delle politiche sul territorio.
- COERENZA che constatiamo non emergere dalla proposta dell’attuale proposta del Piano Casa presentata successivamente alla mozione UNESCO e orientata in assoluta controtendenza proprio a ridurre la portata proprio della unitarietà del valore paesaggistico e culturale espressa nel PPR.
- Abbiamo già evidenziato con il documento allegato tutti gli articoli del DDL Piano casa in discussione che riducono gli obiettivi del PPR. Addirittura, Il DDL Piano Casa propone un vero e proprio stravolgimento delle caratteristiche culturali e identitarie del patrimonio culturale ed archeologico, strumentalizzandolo semplicemente quale attrattore turistico per costruire alberghi proprio in prossimità delle aree culturali ed archeologiche dotate di attrattività.
- Quello che si conferma, anche dopo gli emendamenti presentati dalla GR che attenuano alcune tra le più impattanti proposizioni, è una somma di “buchi” giustapposti che aggrediscono l’impianto normativo e pianificatorio incardinato sul PPR, senza una vera visione strategica che leghi le politiche territoriali ai principi di sostenibilità. Aggiungiamo che considerare il “liberi tutti” di costruire in campagna risulti come la scelta più assurda di tutte. E’ evidente anche il disincentivo rivolto ai Comuni per adeguare i PUC al PPR.
- Dal DDL Piano Casa che recita: ”Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio” emerge una spinta verso l’espansione disorganica delle strutture turistiche ricettive, che sembra puntare ad un vecchio modello di turismo basato sulla quantità più che sulla qualità. Un modello economico-sociale fragilissimo e con i pesanti impatti ambientali, sociali insiti della presenza turistica ad alta densità per periodi brevi.
In conclusione, la struttura del DDL Piano Casa:
Aggredisce l’impianto normativo e pianificatorio incardinato sul PPR
Esprime una totale incoerenza e opposizione con le Linee guida dell’UNESCO tale da bloccarne l’interessante candidatura;
Si caratterizza all’opposto del modello di economia resiliente indicato dall’Unione Europea. La cosa è ancora più grave se si pensa che la pandemia offrirà un’occasione unica di valorizzare l’offerta turistica diffusa e di qualità, lontano dalla folla e basata sul patrimonio ambientale/culturale di tutto il territorio.
In una frase, sembra che il governo regionale abbia imboccato “contromano” le linee di indirizzo dell’UE.
Esprime un dispositivo economico anzitutto irrealistico, che danneggia anche le piccole microeconomie edilizie che vorrebbe sostenere. Ci staremmo mettendo con le nostre mani in opposizione all’Europa, candidandoci a non ottenere le enormi risorse che sta riversando nel Recovery fund (Recovery significa proprio Recupero, Miglioramento energetico del patrimonio esistente per un’edilizia sostenibile). Rischiamo di distogliere i risparmi familiari e gli investimenti dell’imprese dallo stesso programma italiano del Bonus 110%, che offre una convenienza mai vista e contribuisce a migliorare l’ambiente riducendo le emissioni.