Su Sardegna Reporter, spesso e volentieri, abbiamo scritto nei nostri articoli della pompìa -il misterioso agrume delle Baronie, considerato una varietà di limone – dalla cui scorza si ricavano liquori, dolci (come sa pompìa intrea) ed estratti dalle proprietà antisettiche.
Il succo di pompìa, invece, a causa della notevole acidità – che supera quella del limone – ad oggi non trova applicazioni; tuttavia, grazie a una ricerca dell’Università di Cagliari, le cose potrebbero cambiare. Scopriamone di più!
Succo di pompìa: la ricerca di UniCa
Lo scopo della ricerca era quello di valutare se il succo di pompìa, analogamente a quello di altri agrumi, fosse potenzialmente utile per salute. A tale scopo, quindi, i ricercatori l’hanno sottoposto a vari test e confrontato con i succhi di limone e di arancia.
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
Le analisi chimiche e biologiche hanno rivelato una certa somiglianza tra limone e pompìa, la quale è risultata, tuttavia, più ricca di sostanze antiossidanti. Tra queste ultime:
- vitamina C (545,2-582,3 mg/L contro 496-528,6 mg/L nel limone);
- flavonoidi (331,8 mg/L contro 233,7 mg/L nel limone).
Attività antiossidanti
Grazie al suo pool di antiossidanti, capaci di neutralizzare i radicali liberi, il succo di pompìa ha protetto le cellule intestinali umane dallo stress ossidativo, nelle simulazioni in provetta, risultando privo di effetti tossici.
Attività antibatteriche
Il succo di pompìa, inoltre, ha inibito lo sviluppo di ceppi batterici – quali S. aureus, E. faecalis e P. aeuruginosa, che possono causare infezioni resistenti agli antibiotici – a concentrazioni di 2-4 mg/mL come il limone.
Rispetto a quest’ultimo, tuttavia, ha ridotto la produzione del biofilm – matrice adesiva che permette ai batteri di svilupparsi in ambienti ostili, ad esempio in presenza di antibiotici – a concentrazioni inferiori (> 2 mg/mL contro > 4 mg/mL).
Conclusioni e prospettive per il futuro
Lo studio di UniCa ha messo in luce alcune interessanti caratteristiche del succo di pompìa, come la ricchezza di antiossidanti, e la capacità di contrastare – sebbene al momento solo in vitro – lo stress ossidativo e lo sviluppo di patogeni produttori di biofilm.
Risultati promettenti, dunque, che suggeriscono impieghi alternativi del succo di pompìa, rispetto a quelli culinari, e gettano le basi per studi più approfonditi. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori!
Jessica Zanza
Fonte: Molecules. Un click qui per leggere la pubblicazione di Sanjust et al.