Lo rileva Bankitalia, che parla di un 38% degli italiani che hanno un mutuo in seria difficoltà nel pagare le rate
Più nello specifico, si può parlare praticamente di 4 persone su 10 in serie difficoltà nel pagare le rate, considerando che l’analisi rileva un 38% di famiglie pronte a segnalare problemi nel far fronte alle scadenze nel mese di aprile.
Le ragioni sono inevitabilmente da rintracciare nell’emergenza sanitaria innescata dal coronavirus:
“Ad aprile il 38% dei mutuatari ha affermato di avere difficoltà a causa dell’epidemia di Covid-19, con una percentuale più elevata tra i lavoratori autonomi e tra quelli impiegati nel settore del commercio e della ristorazione”,
si legge nel report targato Bankitalia.
Italiani e mutuo: anno da dimenticare
Per Bankitalia a soffrire in misura maggiore sono il comparto commerciale e quello della ristorazione, ovvero quelli i cui mutui sono legati ad attività produttive messe in stallo durante il lockdown.
Con percentuali registrate al 62 e al 52%, praticamente più della metà degli italiani con ristoranti o negozi in mutuo ha evidenziato difficoltà a pagare le rate.
Una difficoltà a quanto pare sentita malgrado la sospensione garantita dal decreto Cura Italia, come diritto dei contribuenti disciplinato comunque da specifica richiesta e determinati requisiti.
Le conclusioni a cui è giunto l’istituto guidato da Ignazio Visco derivano da un’indagine effettuata su un campione di oltre 3mila italiani, rappresentativi di tutte le categorie sociali e lavorative:
“La sospensione delle attività produttive ha determinato un marcato deterioramento della condizione economica per l’insieme delle famiglie”,
nota Bankitalia nel report, in riferimento soprattutto a ristoratori e gestori di attività commerciali.
Il risparmio privato non è sufficiente, specie nei casi in cui le spese di gestione di un’attività commerciale o produttiva in ogni caso permangono, anche a fronte di un blocco parziale o totale del lavoro.
La condizione d’emergenza sale addirittura fino al rapporto di un italiano su due nei casi di contratti di lavoro a termine, o di nuclei familiare le cui entrate sono notevolmente diminuite a causa della pandemia.
di Marco Ciotola
Fonte: www.money.it