“È una situazione paradossale e drammatica – dichiara il leader Uilm – tra la lettera di recessione da parte ArcelorMittal, poi smentita dal Mise e Mef, con la disponibilità a pagare una penale di circa un miliardo di euro, gli incontri saltati tra commissari e Mise, oltre a ipotetici investimenti cinesi, progetti di nazionalizzazione e di nuova Iri, di Cantiere Taranto. Ogni giorno ce n’è una nuova senza che il Governo dia una linea unica e agisca di conseguenza. Tutto questo inasprisce un clima pesante e si continua a gettare benzina sul fuoco su una situazione già esplosiva”.
“Dietro alla difficile vicenda dell’ex Ilva – continua – si stanno muovendo interessi contrapposti tra chi vuole difendere ambiente e occupazione e chi vuole la chiusura. Quando si sta per trovare una soluzione, salta sempre fuori qualcosa che rimette in discussione quanto fatto fino a quel momento”.
“L’accordo del 6 settembre 2018 – conclude – è l’unico che tutela il risanamento ambientale, garantisce i livelli occupazionali con zero esuberi e la continuità industriale. Ogni trattativa che si aprirà deve ripartire da questo accordo, firmato un anno fa e che ha avuto il consenso del 93% dei lavoratori”.