Il festival di Prohairesis ospita domani, domenica 1 dicembre, al Teatro Massimo di Cagliari (sala M2), dalle 10.30, altri due giovani protagonisti dei nostri tempi: la scrittrice ghanese Ayesha Harruna Attah e il pianista classico Leonardo Laviola.
Nata ad Accra (Ghana) nel 1983, sotto il regime militare, ma in una famiglia di giornalisti molto aperta in cui le storie erano il pane quotidiano, Ayesha vive in Senegal ed è considerata una tra le voci più forti della narrativa africana di oggi. “The Strong-willed Introvert”, How I learned to use “NO” as a buttress – “L’introverso volitivo”, Come ho imparato a usare “NO” come contrafforte è il titolo dell’incontro di cui sarà protagonista: “A volte gli scrittori sono ritratti come persone affascinanti e non reali, altre volte siamo semplicemente pazzi geni alimentati da ogni sorta di sostanze illegali. La verità è che il nostro percorso è pieno di duro lavoro e perseveranza e la maggior parte degli scrittori deve affrontare più rifiuti rispetto a una persona normale. In questo incontro si condivide il mio viaggio come scrittrice e come ho imparato a usare la mia introversione e testardaggine nel perseverare”.
Ayesha Harruna Attah ha studiato alla Columbia University e alla New York University, per poi tornare in Africa e cominciare a scrivere nel 2012. I suoi primi due libri sono stati finalisti di premi prestigiosi (Commonwealth Writer’s Prize, Kwani Manuscript Project) e suoi testi sono stati pubblicati sul “New York Times Magazine”. La prima scintilla del suo ultimo romanzo “I cento pozzi di Salaga” è il ricordo di una trisavola, venduta come schiava sul mercato di Salaga nel Ghana precoloniale, negli anni cruciali dell’aggressione europea. Celebrato in Africa per la profondità della ricostruzione storica e per la forza delle due protagoniste femminili, è in corso di pubblicazione in nove paesi.
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Alle 11.30, poi, Leonardo Laviola, giovane e talentuoso pianista, sotto i riflettori per Fabbricare l’incantesimo: contro il genio al pianoforte.“Giù il cappello, è un genio”, così Robert Schumann recensisce Fryderyk Chopin dopo averlo ascoltato al pianoforte. Ma come è mutato nel tempo il concetto di genio e qual è la natura del filo, ammesso che questo esista, che lega carsicamente genio e genialità? Un genio è automaticamente geniale? Le due parole sono spesso utilizzate come sinonimi, eppure spesso rispondono a contesti simbolici e semantici di natura differente. Il genio è il prescelto dalla sorte, colui nelle cui vene scorre potente il talento donatogli da madre natura, oppure è il fenomeno che – come suggerisce l’etimo del termine – mostra una verità apparente, ostentando come naturale ciò che è in realtà frutto di sapiente artificio? Oggi, il mondo virtuale ci affascina mostrandoci ogni giorno un nuovo genio, apparentemente diverso dal precedente, normalmente sotto le sembianze di un bambino dalle mani minuscole e rapidissime.
Eppure, dopo qualche tempo, questi astri nascenti scompaiono tutti identicamente, senza lasciare traccia alcuna, disegnando una parabola artistica ontologicamente assai più simile a quella di un fiammifero che non a quella di una cometa. In musica, sterile e controproducente è il tentativo di essere il più bravo di tutti ad ogni costo, mentre resta fondamentale l’esigenza di voler diventare la miglior versione possibile di sé stessi, così da contribuire – aprendo scenari di senso e relazione attraverso la propria arte – al miglioramento della vita di tutti gli altri.
Romano, classe 94, diplomato brillantemente in pianoforte al Conservatorio di S. Cecilia e laureato con lode in Filosofia presso l’Università degli studi di Roma Tre, Leonardo Laviola da anni svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero come membro dell’E.P.T.A (European Piano Teachers Association). Ha frequentato la Chethams School of Music (Manchester), presso il cui Auditorium ha tenuto diversi recital da solista; si è esibito al Teatro Marcello (Roma) in occasione della festa europea della musica, e presso il prestigioso Auditorium “Harpa Hall” di Reykjavik (Islanda). Si è esibito per cause benefiche e a sostegno di cause umanitarie, come il concerto/lettura di raccolta fondi (insieme agli scrittori Biancamaria Frabotta, Giorgio Ghiotti, Lidia Ravera e Ivonne Mussoni) per l’associazione Mediterranea Saving Humans, impegnata nel salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo. Dopo essersi classificato come finalista alla terza edizione del concorso pianistico Villa Borghese Piano day, nel 2018 ha vinto il primo premio del Concorso Pianistico Internazionale Music in the World.
La diretta streaming degli incontri viene trasmessa su www.meetropolitan35.com.
#MU35 prosegue mercoledì 4 dicembre, alle 18.30, con lo scrittore Andrea Tarabbia dentro la rassegna “Finzioni, incontri remoti con l’Autore”, ospitata nella sala conferenze della Biblioteca Metropolitana “Emilio Lussu” del Parco di Monte Claro. Tarabbia con il suo “Madrigale senza suono” ha vinto quest’anno la 57esima edizione del Premio Campiello. Grazie al sistema del webinar (fusione dei termini web e seminar), tutti gli utenti della biblioteca, e non solo, che non possono recarsi all’incontro possono assistervi da casa e interagire con l’autore iscrivendosi alla diretta streaming (per le iscrizioni: [email protected]). Con il ricorso alla tecnologia si possono anche avere i libri firmati in tempo reale dall’autore presente.
Per info su MEETropolitan35 e Finzioni: www.meetropolitan35.com