Divjak, nato a Belgrado nel 1937, ha guidato la difesa di Sarajevo durante il sanguinoso e lunghissimo assedio degli anni Novanta. I cittadini della capitale di Bosnia ed Erzegovina lo considerano un eroe di guerra, è depositario di uno straordinario patrimonio di testimonianze. Le sue scelte radicali sempre a difesa della popolazione civile, dei perseguitati e degli oppressi, senza distinzione di etnia o religione, lo hanno esposto a pesanti rischi e accuse durante e dopo il conflitto, sino all’arresto avvenuto nel 2011 a Vienna su mandato del governo serbo. Scagionato da ogni imputazione, Divjak oggi è ambasciatore universale di pace e presidente della fondazione che si occupa di tutelare il diritto all’istruzione dei bambini orfani, Obrazovanje Gradi BiH (L’educazione costruisce la Bosnia-Erzegovina).
Gli incontri con Jovan Divjak si terranno inoltre ad Ales, sabato 21 alle 18 nella sala convegni del Comune, domenica 22 a Serramanna alle 18 a Casa Puddu, e martedì 24 a Isili, sempre alle 18.
«Vivo da 40 anni nello stesso quartiere, a Sarajevo, a due passi da un’antica chiesa ortodossa e da una moschea del XVI secolo. E salendo appena, da casa mia, raggiungo il seminario cattolico. Prima della guerra, quest’armonia, nata dalla differenza, si ritrovava nella vita d’ogni giorno… Sarajevo m’ha aperto gli occhi. Ero stupito nel vedere una città così ricca di grandi qualità umane, soprattutto la tolleranza e la generosità».