Luci soffuse che man mano aumentano, illuminando uno per uno gli artisti; il primo brano è “Il Gioco”, seguito da “Hemingway”.
Prima del terzo pezzo, “La tua Canzone”, Paolo Bruni (Pau), voce e portavoce dei Negrita, saluta calorosamente il pubblico che risponde fragorosamente al saluto.
“Ciao Raga, e finalmente fu Sardegna” – annuncia Pau – dispiaciuto per non essere stati presenti lo scorso anno, per il lutto che li ha colpiti. “Siamo felicissimi di essere qua per il nostro anniversario dei venticinque anni di Negrita. Li festeggiamo cosi, con un concerto semiacustico, molto diverso dal solito, che parte tranquillo, ma finisce in maniera molto più violenta, in questo posto bellissimo per la nostra novecento novantaseiesima data, domani a Sant’Antioco sarà la nostra millesima”.
Dopo i saluti e le presentazioni, il concerto continua con “Che rumore fa la felicità”.
Segue “In ogni atomo”, dedicato alle persone che seguono gli artisti dagli anni 90.
“Grazie Raga, grazie Riola, grazie Oristano – urla ancora Pau – e ripartono con “Brucerò per te”.
Continuano con “Greta”, un brano tra quelli che nei concerti hanno suonato un po’ meno, e per l’occasione è rivestito con nuovi arrangiamenti musicali. (Il mondo di Greta non ha, non ha gravità) e, “Un libro in una mano, la bomba nell’altra”.
Adesso è la volta di un brano nato dal fatto che per rinnovare il loro sound ed avere nuove idee, il gruppo era andato a suonare in giro per il mondo, In America a New Orleans e successivamente in America latina, specialmente in Argentina, dove sono stati influenzati dalla loro cultura, vicina comunque all’Italia. Eseguono quindi “Tuyo”, una canzone scritta in spagnolo dal Brasiliano Rogrido Amarante, che poi diventò la sigla del film Narcos. Ancora in tema, riprendono con “Malavida En Bs.As.” e “Cambio” del 1994.
Alla fine di questo brano, una palla luminosa solca il cielo, che distrae momentaneamente gli spettatori ascoltatori, poi risultata una meteora.
E’ solo un attimo, il pubblico intona assieme a Pau “Il giorno delle verità”.
L’artista rincara la dose, forte del coinvolgimento emotivo che si è instaurato in questa magnifica location del parco dei Suoni, tra i riflettori colorati che illuminano il palco e le pietre della vecchia cava. “Chissà se canterete questo pezzo con noi, pensate di darci una mano?” Il pubblico non si fa pregare con “Magnolia”.
Il cantante, forte della sua esperienza sul palco, carica ulteriormente i presenti: “Belli che siete, dire grazie è veramente tropo poco” e spiega: “In 25 anni di carriera ci son stati molti cambiamenti, siamo passati dal vinile al cd, dal cd alla musica liquida, la musica dentro i telefoni, dentro le chiavette; nei concerti live abbiamo iniziato con gli accendini e siamo arrivati ai telefonini. Siccome il telefonino è usato da tutti voi, ed ha un accessorio utilissimo, che è la torcia, se avete voglia di accendere le vostre torce e illuminare il palco, noi spegniamo le luci del palco e facciamo un pezzo speciale per voi”.
La scena è fantastica, il parco dei suoni illuminato solamente da migliaia di torce dei cellulari, fanno da cornice al brano “Ho imparato a sognare”.
Segue “Non torneranno più”, accompagnato con il ritmo velocissimo delle mani di tutti i presenti.
Pau instancabile comunica “Non è di moda per niente l’applauso corto”, scatenando una risata e una lunghissima partecipazione della platea al ritmo di “Radio Conga”, con il ritornello: “È in onda radio conga dal centro della jungla – C’è qualcuno là sopra? (May-day, may-day)”. Tutti i in piedi, in un crescendo continuo fino a “Rotolando verso sud”.
Il pubblico ormai rimane in piedi, parecchi che ballano anche sopra le sedie, illuminati dalla regia, il brano “Mama Maè”, la canzone-guida della colonna sonora del secondo film del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, “Così è la vita”, uscito nel 1998. Il cantante ondeggia con il microfono sul palco, si sporge verso il pubblico, lo incita, lo sfiora, in un’ovazione generale. L’ambiente è veramente caldo, ho assistito a tanti concerti, ma questo è veramente uno spettacolo da vedere e soprattutto da vivere.
“La Teatrale Plus, continua con il Plus – spiega Pau – ossia, molliamo gli strumenti acustici e imbracciamo quelli elettrici”. Il ritmo diventa ancora più potente, con i bassi che attraversano il corpo, caricando ancor più di energia i presenti.
I grossi fari arancioni, posti su palco, si alternano sui musicisti, illuminandoli uno alla volta, creando un gioco di luci molto suggestivo, mentre il volume sonoro, aumenta ulteriormente per “Bambole”
“Non ci guarderemo indietro mai, altra melodia che non viene eseguita spesso, ma che ritorna stasera, seguito dall’inedito “Andalusia”, canzone presente nel Best Of “I Ragazzi Stanno bene“ del 2019, traccia numero 01 del secondo cd presente nel cofanetto per celebrare i 25 anni di carriera della band.
A seguire “A modo mio”, e sulle note di “Gioia infinita”, si chiude il lunghissimo concerto, con la presentazione da parte di Paolo Bruni voce, degli altri componenti della band. Alla batteria Cristiano Pellegrina, al basso Giacomo Rossetti, alle tastiere il Maestro Gallo e i più rock di tutti Mac e Drigo.
Gli artisti salutano e abbandonano il palco sulle note di “Gianna di Rino Gaetano”. “E’ finita – conclude stanco ma felice Pau, ed escono dalle luci dei riflettori.
“Fuori, fuori” – grida il pubblico – per una decina di minuti, che non abbandona invece lo spazio, ma i Negrita non fanno bis, hanno dato tutto quello che avevano nei 130 minuti, per il loro concerto numero 999. Lo spettacolo termina qui, i presenti si recano verso le uscite, forse qualcuno di questi, si ripresenterà domani a Sant’Antioco, per la seconda data del Tour in Sardegna.
Michele Vacca
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