Il risultato è frutto di un’appassionata campagna di sensibilizzazione condotta dall’associazione Paleoworking che, per quasi un decennio, ha perorato la causa sul recupero del monumento considerato un unicum nel panorama nazionale dei beni culturali.
A lungo andare il sito avrebbe rischiato di collassare a causa dell’azione erosiva dell’acqua piovana e delle profonde fratture provocate dalle radici degli alberi. Un contributo di 30mila euro ne consentirà il salvataggio.
Il motivo “a reticolo” riprodurrebbe l’intelaiatura delle pareti delle capanne preistoriche. Esso costituisce un unicum per le dimensioni eccezionali e per il ricorso alla pittura anziché alla tecnica dell’incisione – spiega l’archeologa della Paleoworking, Cinzia Loi, che ha collaborato al progetto in qualità di ispettrice onoraria della Sovrintendenza.
Il risvolto positivo della storia di Mandras – prosegue – dovrebbe essere d’esempio per creare attorno al patrimonio archeologico una sensibilità diversa. Sono beni ereditati da chi ha vissuto millenni prima di noi e dovremmo tutti sentire la responsabilità di tutelarli a beneficio delle generazioni future.