Titino Sanna, in città è noto anche per aver donato una notevole quantità di materiale archeologico al Comune di Oristano e che ora si trova all’Antiquarium Arborense. Nel 1966, donò al Comune di Oristano, anche 51 quadri della sua notevole collezione e a parziale riconoscimento di questa donazione, a lui e a sua moglie Clelia Sotgiu, è stata dedicata una sala della nuova Pinacoteca comunale dove, però, sono esposte solo 19 opere.
Il figlio di Titino, Rafaele Sanna Delogu, è nato ad Oristano il 24 marzo del 1931, in una casa del centro storico, all’inizio di via Carmine. Il suo percorso scolastico iniziò a Cabras, dove frequentò le elementari. Nel paese lagunare è rimasto sino all’età di dieci anni, da una zia materna insegnante elementare. Rientrato in famiglia ad Oristano, dopo aver superato l’esame di ammissione alla Scuola Media, ha proseguito con grande profitto, un percorso di studi di tutto rispetto. Nel 1952, al primo anno di Università, si cimenta con un saggio, estrapolando la storia del Giudicato di Arborea dal resto della Storia della Sardegna, meritandosi gli elogi di Ovidio Addis, grande docente universitari di origini seneghesi e scopritore della città sardo, punica e paleocristiana di Cornus.
Si laurea in legge e per 43 anni si dedica all’attività forense, trentasette dei quali, anche come Giudice conciliatore.
Quando gli chiediamo quali sono le sue passioni, non si fa pregare a lungo e senza giri di parole, afferma: “Le mie grandi passioni sono: la fotografia e la cinematografia. La mia prima macchina fotografica, l’ho avuta nel 1943: era una Kodac a soffietto con pellicole 6 x 9, che tutt’ora conservo gelosamente. La prima cinepresa, l’ho acquistata nel 1957 e in quello stesso anno. ho realizzato il primo documentario sulla Sartiglia. La giostra equestre oristanese, mi ha sempre portato fortuna. Nel 1961, la Pro Loco di Oristano, organizzò una mostra fotografica a colori sul tema della Sartiglia e io vinsi il secondo premio che ammontava a settantacinquemila lire. Nel 1989, ho acquistato la mia prima telecamera analogica, che non ha niente a che fare con le potenzialità di quella digitale che ho oggi. Ho girato tanti documentari, in tutti questi anni, ma quelli a cui tengo maggiormente, sono sulla Sartiglia.
Tra l’altro, ho realizzato anche dei documentari col beneplacito della Sovrintendenza Archeologica della Sardegna, che ho messo gratuitamente a disposizione delle scuole che ne facevano richiesta”.
Lei è anche noto per le sue attività culturali, ce ne vuole parlare?
“Alcuni anni fa, sono stato presidente dell’Associazione Operatori Arti Visive e ho realizzato una pubblicazione che è rimasta unica nel suo genere, dal titolo Chiese campestri dell’oristanese. Durante la stesura, abbiamo tenuto conto delle ricerche bibliografiche e abbiamo inquadrato ogni chiesa in un preciso periodo storico, suddividendole in paleocristiane, bizantine, romaniche e giudicali. La pubblicazione, ha avuto un notevole successo e un certo numero di copie le abbiamo distribuite anche alle biblioteche del territorio”.
Certamente queste sue passioni le avranno dato anche delle soddisfazioni, ce ne vuole parlare?
I miei lavori, sono stati apprezzati da molte istituzioni. Ne ho fatto per il Prefetto, per il Questore, per il Sindaco, per i Carabinieri, ma soprattutto per la Marina, perché il vecchio presidente dell’Associazione dei Marinai d’Italia, per oltre dieci anni era stato mio cancelliere. Tutti i documentari che giro, li faccio senza scopo di lucro e forse è proprio per questo che mi danno maggiore soddisfazione. Ho fatto anche parte dell’Associazione 50 e +, dove ho trovato un’attenzione particolare per la cultura. Tra le altre iniziative, ho collaborato per la riuscita dell’evento commemorativo del compianto don Peppino Murtas, creatore della rivista culturale Quaderni Oristanesi e qualche anno fa, abbiamo organizzato anche un evento commemorativo in onore del grande pittore Giorgio Farris”.
Gian Piero Pinna