Sempre ieri, Paolo De Castro (Ministro dell’agricoltura per conto delle banche in Italia, teorico della liberalizzazione dei mercati e della subalternità all’industria, Grand Commis delle lobbies e della finanza in Europa) dalle pagine della Repubblica annuncia una legge che difenderebbe i contadini dallo strapotere della grande commercializzazione.
A parte il merito (fuffa infarcita di vecchie parole d’ordine del movimento contadino ma con strumenti prevedibilmente inefficaci a raggiungere gli obiettivi che pomposamente vengono annunciati a due giorni dal voto europeo), mentre leggevo la sua intervista avevo questa immagine: quella di uno che sulla riva del mare, pentito del molto male prodotto nella propria vita e nel tentativo di lavarsi la coscienza, cerca di svuotarlo con un cucchiaino.
Quel mare lo conosce bene: è fatto delle tante scelte che i teorici come lui delle liberalizzazioni, dell’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale, della globalizzazione e della privatizzazione hanno avallato, giustificato e voluto.
Decastro, però, non è solo un teorico di quella che poi è diventata l’agricoltura della crisi rurale (con i prezzi al campo che crollano, la deregolamentazione del lavoro, le aree rurali che si svuotano, il diritto al cibo minato) ma è stato anche un attivo promotore e costruttore dei processi concreti che la hanno determinata.
Fra le sue perle da ministro, l’adozione in Europa nel dicembre 2006 della Direttiva 1881, la normativa voluta dalla speculazione degli industriali della pasta (almeno di quelli dal business facile e poco interessati a sicurezza e qualità) che, alzando di oltre il doppio la soglia di DON (una pericolosa micotossina, il Deossinivalenolo) ha indebolito pesantemente il potere contrattuale dei nostri cerealicoltori aprendo i nostri mercati a tanto grano prodotto in paesi extracomunitari che entra “legalmente” e, in una gigantesca operazione di dumping, mina la tenuta delle nostre aziende e del territorio oltre che la salute dei cittadini.
Dopo che le classi dirigenti di questo Paese (di cui Paolo DeCastro è stato espressione “avanzata”) hanno compiuto disastri come questi e tanti altri, consegnando agricoltori e cittadini inermi nella mani della speculazione, ora, per lavarsi la coscienza, ci vogliono raccontare che con una leggina senza strumenti dal sapore tutto elettoralistico, si risolverebbero i problemi.
L’ex ministro De Castro si ripresenta di nuovo alle elezioni Europee chiedendo il voto per il PD, ovvero per quel partito che, talvolta, dicendosi di sinistra, ha fatto della deregolamentazione nelle campagne il proprio mantra. Questa campagna elettorale è per gli agricoltori la straordinaria occasione di dire col voto quello che hanno nella pancia da tanto: smettetela di fare danni e cambiate rotta alle scelte italiane ed europee sull’agroalimentare!
Gianni Fabbris
“Prima mettono in ginocchio gran parte dell’Agricoltura italiana favorendo in tutti i modi le multinazionali dell’agroalimentare e poi si vantano di una norma, del tutto opinabile e priva di effetti chiari ed esigibili, che dovrebbe riequilibrare i rapporti commerciali tra chi produce sul campo e la Grande distribuzione organizzata”.
Nella conferenza stampa di presentazione della candidatura di Gianni Fabbris e Elisabetta Pezzini nelle liste de “la sinistra” alle europee 2019 (saletta della Città dell’Altraeconomia, Roma) c’è anche spazio per la polemica contro Paolo De Castro (ex-ministro e vice-presidente Commissione Ue).
De Castro in una intervista a Repubblica si ritaglia il suo pezzetto di propaganda elettorale sbandierando il “decalogo” Ue che entro 24 mesi dovrà essere adottato dai singoli Stati membri.
Tra gli addetti al settore, De Castro non gode di una limpida reputazione. Da ministro, ha alzato le soglie di micotossine consentite le grano importato dal Canada portandole da 750 a 1.750.
L’obiettivo di Fabbris, per la circoscrizione Sud, e Pezzini, per la circoscrizione Centro (Mirko Rauso, per il Nord-est è intervenuto attraverso un video), è proprio quello di sostenere le ragioni dei contadini e degli agricoltori a Bruxelles, in una delicata fase di passaggio in cui l’Europa dovrà dimostrare di saper uscire dalla crisi e dare alle specificità territoriali la giusta collocazione eco-sostenibile, di rispetto dei diritti di chi lavora la terra e basata sui principi della sovranità alimentare.
“La Sovranità Alimentare è il diritto di tutti i popoli di determinare il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo ed è un diritto universale dal valore profondamente democratico e inclusivo, per questo è il contrario del Sovranismo che si fonda sulla paura e l’autarchia”, ha detto Fabbris nel corso della conferenza stampa.
“E’ sui principi della Sovranità Alimentare, vera alternativa al modello della crisi che sta colpendo profondamente le aree rurali italiane e minando il diritto al cibo e ad un territorio ecologicamente compatibile, vanno rifondate la Politica della Pesca e la Politica Agricola Nazionale ed Europea”, ha concluso.
Il movimento “Riscatto”, che insieme ad Altragricoltura (di cui Fabbris è portavoce) ha promosso la conferenza stampa, ha deciso di sostenere Fabbris, come ha detto Mimmo Viscanti, “per la sua grande competenza nel settore e la sua lunga militanza nelle lotte degli ultimi venticinque anni”.