Il Cineforum dei Cartoni farà base nella nuova sede del Centro Internazionale del Fumetto, in via Falzarego, 35, ma alcune proiezioni sono previste nella sala della Cineteca Sarda – Società Umanitaria, in viale Trieste, 126: è il caso della serata inaugurale, in programma questo giovedì (11 aprile) alle 19, con Loving Vincent, un film diretto nel 2017 da Dorota Kobiielae Hugh Welchman che esplora la vita e il lavoro di van Gogh portando in vita alcuni dei suoi dipinti più rappresentativi per raccontare la storia del grande pittore olandese; un film di animazione di 94 minuti, girato con attori e dipinto frame by frame (oltre 65mila fotogrammi su più di mille tele) in un processo molto laborioso che ha impegnato per diversi anni un team di oltre cento pittori.
Ospite dell’appuntamento, aperto al pubblico con ingresso gratuito, Mario Zanot, regista, sceneggiatore e visual effects supervisor, che oltre a illustrare le tecniche utilizzate nel film, parlerà della nuova frontiera dell’animazione digitale. Mario Zanot ha svolto una lunga attività come documentarista lavorando con RAI e Mediaset, ha curato gli effetti digitali di decine di film e collaborato con importanti registi italiani, tra i quali Giuseppe Tornatore e Nanni Moretti.
Nel corso della serata i curatori del Cineforum dei Cartoni presenteranno l’iniziativa e il programma delle prossime proiezioni. Oltre che costituire un punto di riferimento per gli appassionati di cartoni animati del cinema d’animazione, l’intento dei fondatori del cineclub è quello di promuovere la conoscenza e lo studio dell’animazione cinematografica in tutte le sue forme, nella convinzione che essa rivesta un ruolo preminente nell’attuale sistema dei media e, in generale, delle arti visive contemporanee. Fin dalle origini, il cinema d’animazione ha messo in mostra un’autonomia che lo ha connotato non come “genere”, ma come un autentico mezzo espressivo che si è collocato in posizione intermedia tra cinema, arte figurativa e grafica.
Anche nei suoi aspetti più commerciali il disegno animato ha sempre evidenziato una tendenza alla sperimentazione, che lo ha reso una delle forme artistiche più innovative. L’avvento delle nuove tecnologie ha segnato una vera e propria rivoluzione, modificando radicalmente le fasi del lavoro nella realizzazione dei film e offrendo nuove, incredibili potenzialità espressive agli artisti. Tuttavia, l’apporto tecnologico non ha ridotto l’importante eredità che deriva dal cinema d’animazione più tradizionale.
Il cineforum dei cartoni intende proporre un rigoroso approccio storico critico all’animazione, promuovere le opere di cortometraggio (con un particolare riguardo a quelle di carattere sperimentale) e favorire il confronto tra gli autori.
Scheda Film Loving Vincent
Regia: Dorota Kobiiela, Hugh Welchman; sceneggiatura: Dorota Kobiiela, Hugh Welchman; montaggio: Dorota Kobiela, Justyna Wierszynska; effetti speciali: Scott McIntyre, Eddy Popplewell; musiche: Clint Mansell; Art director: Daniela Faggio. Produzione: Break Thru Thru Productions, Trademark Films. Durata: 94 minuti.
Incaricato di recapitare una lettera a Theo Van Gog, fratello del pittore suicidatosi poco tempo prima, Armand Roulin intraprende una ricerca che lo porta ad incontrare persone e luoghi fondamentali nella vita dell’artista, scoprendo insieme ad alcuni segreti della sua esistenza, la straordinaria opera che ha saputo produrre.
Il film, interamente dipinto su tela e realizzato rielaborando i quadri del pittore con la tecnica del rotoscope, vanta la partecipazione di un team di 125 artisti provenienti da diverse parti del mondo. Il budget del film è stato di 5.500.000 dollari, finanziato in parte con una campagna sul sito di crowdfunding Kickstarter.
Note critiche
La scelta stilistica di questo nuovo film è decisamente esplosiva perché la storia è raccontata visivamente come se le immagini stesse fossero quadri (animati) del pittore.
“Loving Vincent” evidenza il tormento, la disperazione, la follia e l’amore di Van Gogh non solo, e non tanto, nell’autopsia esistenziale di Armand, bensì proprio nella messa in cinema, ovvero in movimento, delle sue opere: soli avvitati che preconizzano quel letale foto di proiettile, cieli che sono vuoti a perdere, auto ritratti strappati alla lapide, l’arte-vita è già terminale, sintomo scoperto della sua impotenza e finitezza.