Cerato : “Balme è il paese dell’acqua. E’ da queste sorgenti che viene raccolta l’ “acqua di volo” per gli astronauti in missione nello spazio. Grazie a due centrali idroelettriche si produce energia. Domani vedremo il modello Balme”.
“L’acqua degli astronauti. Il 7 febbraio 2008, partì dalla Guyana francese lo shuttle Atlantis con il modulo Columbus contente il laboratorio spaziale, mentre il 9 marzo decollò il razzo vettore Ariane denominato Jules Verne con i primi 280 litri d’acqua contenuta in apposite sacche destinate alla stazione: un successo importante, che premiava la qualità del prodotto prescelto.Anche l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, durante la sua prolungata permanenza in orbita conclusa dopo quasi duecento giorni di soggiorno nello spazio, si è dissetata bevendo l’acqua proveniente dall’alta val d’Ala”. Lo ha affermato Stefano Cerato, esperta Guida Ambientale Escursionistica che opera da tempo su questa parte del territorio piemontese.
“Balme, è il paese dell’acqua, non solo nel senso della quantità (ci sono sorgenti e fontane dappertutto), ma anche per la qualità purissima che si deve alla natura cristallina delle rocce, poco o nulla solubili. Domani in escursione mostreremo il modello Balme, nelle Valli
di Lanzo, in Piemonte, dalle due centrali idroelettriche agli stabilimenti. L’obiettivo è quello di far vedere l’uso e l’utilizzo dell’acqua nei suoi più vari aspetti, da quello alimentare alla produzione di energia, dall’utilità nella produzione di prodotti locali all’irrigazione”.
UN’ACQUA SPAZIALE
“Le riconosciute caratteristiche delle acque balmesi, mantenute nelle condizioni primordiali grazie all’esiguo deterioramento dei suoli di provenienza ………,con l’inizio del nuovo millennio tornarono alla ribalta dell’opinione pubblica e della comunità scientifica. Dopo
un’attenta valutazione scientifica condotta dalle commissioni congiunte dei diversi paesi partecipanti alle missioni spaziali – ha proseguito Cerato – nel luglio del 2002, la SMAT (Società Metropolitana Acque Torino), firmò un contratto con Thales Alenia Space per rifornire la stazione spaziale internazionale (ISS)della cosiddetta “acqua di volo”. Mentre l’Agenzia Russa scelse per l’invio in orbita l’acqua delle sorgenti di Sangano, la NASA si orientò su quella preventivamente disinfettata con iodio, molto più leggera e minimamente salinizzata che sgorga dal Pian della Mussa e che viene raccolta nella Centrale di Venaria.
A partire dal 2004 furono effettuati i test da parte delle agenzie spaziali e nel settembre del 2007 si avviò la produzione e il confezionamento dell’acqua da collocare sul primo veicolo spaziale (Atv, Automated Transport Vehicle). Il 7 febbraio 2008, partì dalla Guyana francese lo shuttle Atlantis con il modulo Columbus contente il laboratorio spaziale, mentre il 9 marzo decollò il razzo vettore Ariane denominato Jules Verne con i primi 280 litri d’acqua contenuta in apposite sacche destinate alla stazione: un successo importante, che premiava la qualità del prodotto prescelto.
Anche l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, durante la sua prolungata permanenza in orbita conclusa dopo quasi duecento giorni di soggiorno nello spazio, si è dissetata bevendo l’acqua proveniente dall’alta val d’Ala”.
Un’acqua spaziale – Nacque così “Pian della Mussa”.
“Nella seconda metà degli anni Sessanta gli imprenditori Italia Cazzaniga e Giovanni Castagneri Rous, detto Gianin Barbunàt, riconobbero nella valorizzazione dell’acqua una leva per risollevare le sorti del più alto comune delle Valli di Lanzo.
Ottennero così la concessione per l’imbottigliamento delle acque sorgive individuate nella zone dei Sauzè, nei pressi di quello che sarebbe diventato il Villaggio Albaron. Realizzato uno stabilimento automatizzato, nel marzo 1975 avviarono la produzione in bottiglie di
vetro. Finalmente una risorsa peculiare del territorio veniva sfruttata in loco – ha concluso Cerato – dando lavoro e benessere ad alcune famiglie balmesi. Con abile intuizione commerciale il nome scelto per il marchio fu “Pian della Mussa”, richiamando una località non solo ben conosciuta a livello turistico ma anche particolarmente cara ai torinesi, che la identificavano principalmente con acque di elevata qualità”.