“Le imprese dell’acquacoltura sarde non possono avere certezze e programmare il proprio lavoro in quanto la nostra Regione non ha disciplinato autonomamente la materia dei Canoni demaniali per acquacoltura e pesca”.
Lo sostiene Mauro Manca, responsabile regionale di Coldiretti Impresa Pesca, che ha scritto una lettera al presidente della Giunta, del Consiglio e all’assessore all’Agricoltura regionale “per sollecitare un intervento urgente per salvare le imprese della pesca e acquacultura”.
“Come Impresa Pesca Coldiretti Sardegna – ricorda Manca – è da circa dieci anni che proponiamo ai riferimenti Istituzionali che nel tempo si sono succeduti in Regione, una proposta che, se percorsa, avrebbe garantito alle nostre aziende operanti nel settore dell’Acquacoltura di poter progredire in un mercato che per l’85% è soddisfatto da prodotti ittici provenienti dall’estero”.
In pratica si chiede alla Regione di disciplinare autonomamente in materia dei Canoni demaniali per acquacoltura e pesca.
La norma nazionale in materia è stata definita incostituzionale dall’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato e crea una disparità incredibile di trattamento sulla base della sola ragione Sociale delle Aziende.
Per superare questa norma è necessario appunto che legiferi la Regione: “ma nonostante abbia una autonomia impositiva in materia grazie alle Norme di Attuazione dello Statuto Regionale, ad oggi la Sardegna è rimasta l’unica delle Regioni Italiane interessate dalla questione a non aver disciplinato autonomamente la materia dei Canoni demaniali per acquacoltura e pesca”.
“Persino le Marche – sottolinea Mauro Manca -, regione che non gode di autonomia, così come fra le altre la Liguria, la Puglia, la Toscana, il Veneto e la Sicilia, hanno posto soluzione al problema approvando provvedimenti autonomi che ripristinassero condizioni di decenza in questo settore”.
Per questo il responsabile di Coldiretti Impresa pesca ritiene che “non ci sia più tempo per rinvii o scuse ma occorre prendere di petto il problema, affrontarlo e risolverlo. La titubanza, lo scaricabarile soffocano e non danno prospettive alle aziende. La politica deve assumersi le proprie le responsabilità e non può delegare alla burocrazia il futuro delle nostre imprese agricole”.