Il ministro dello Sviluppo economico lancia anche una frecciata a Matteo Salvini, leader della Lega, il quale, alla proposta di reintrodurre i dazi, si era guadagnato da Calenda il premio “per la proposta più fessa”.
A quel punto Salvini aveva apostrofato Calenda “burocrate dipendente da Bruxelles”, in senso dispregiativo. Ma Calenda non ci sta e replica: “Se significa lavorare, allora sono un burocrate”.
“Ho iniziato a lavorare a 18 anni. Nella mia vita ho preso stipendi sempre dal privato. Gli ultimi 4 anni li ho presi dal pubblico ed è stato un grande onore. Ho l’impressione che la sua traduzione di burocrate è qualcuno che ha un lavoro. E allora sì, sono un burocrate”, sottolinea Calenda.
Quindi, mette nel mirino Salvini e attacca: “Sento proposte davvero stravaganti in questa campagna elettorale. La più stravagante l’ho sentita ieri da Salvini che propone, lui, di mettere i dazi se diventerà presidente del Consiglio. Dopo aver passato 3 anni in commissione Commercio dell’Ue dovrebbe sapere che i dazi non li mette lui, ma l’Ue“.
Per il ministro, inoltre, “l’Italia ha un problema diverso rispetto agli Stati Uniti, che hanno 500 miliardi deficit. Noi invece abbiamo 50 miliardi di surplus e conviene che i mercati siano ben aperti, in maniera da poter esportare le nostre merci e il made in Italy.
Altra cosa è la battaglia sull’anti dumping, che noi abbiamo condotto strenuamente in Europa, per esempio riuscendo a non far riconoscere lo status di economia di mercato ai cinesi, o la nuova normativa sulla golden power”.
In questa fase, conclude il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, “i proclami che sento fare in campagna elettorale, sull’idea di tassare le multinazionali e che vorrebbe semplicemente dire farle scappare dal Paese, non è politica industriale ma politica elettorale.
Il problema è che questi messaggi arrivano fuori e danno il senso di una classe dirigente italiana in parte impreparata a governare il Paese ed è un peccato”.