Inizia venerdì 26 gennaio, alle ore 20:30, la Stagione Sinfonica 2018 del Teatro Lirico di Cagliari: un cartellone tanto atteso che, negli anni, ha saputo perfezionarsi e aggiungere nuove e preziose esecuzioni ai brani di repertorio. Questo è il caso anche del programma del concerto inaugurale (replicato sabato 27 alle ore 19), nel quale saranno presentate musiche ormai celebri ma di certo non “di tradizione” : i “Chichester Psalms” per voce bianca, coro e orchestra di Leonard Bernstein; “El Salón México” di Aaron Copland; “Grand Canyon Suite” di Ferde Grofé e il classico “An American in Paris” di George Gershwin. La grande musica statunitense novecentesca sarà quindi la protagonista, interpretata dall’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari guidata dalla bacchetta di Donato Renzetti, ormai una gradita costante sul podio del palcoscenico del capoluogo: compositori che hanno saputo mischiare con sapienza la lezione della grande musica sinfonica europea e russa ottocentesca (la brillantezza dell’orchestrazione in primis) con le suggestioni della loro terra, il jazz e lo swing soprattutto, in una commistione di generi che riguarda anche i luoghi deputati all’esecuzione. Gershwin e Bernstein soprattutto, ma anche Copland e Grofè (dediti però soprattutto alle colonne sonore) sono stati infatti fra i maggiori autori mondiali di musical, la grande opera contemporanea che proprio negli USA nacque e si sviluppò sino a livelli di assoluta eccellenza. Gershwin scrisse “Un americano a Parigi”, nato come poema sinfonico e che fu trasformato in uno dei musical di maggior successo al mondo dalla Metro-Goldwyn Mayer mentre Bernstein è il creatore del famosissimo e immortale “West Side Story”, anche se con i “Chichester Psalms” si presta ad una dimensione religiosa quasi inusuale (i brani, che prevedono l’utilizzo di solisti e coro, prendono spunto dai versetti biblici). “El Salòn México” di Copland, come ci dice il titolo, assorbe le suggestioni dei film western e del Centro America, territorio di confine e dalle grandi avventure, mentre nella “Gran Canyon Suite” Grofé , come prima di lui gli europei Smetana o Dvorak, si ispira ai grandi monumenti naturali della sua nazione. Un concerto godibile, che unisce profondità musicale ad una piacevolezza sempre apprezzata.
FRANCESCA MULAS